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Il futuro del cibo svelato da 7 esperti

Il futuro del cibo svelato da 7 esperti

Vi siete mai chiesti quale sarà il futuro del cibo tra 50 o 100 anni? Sette ricercatori tra nutrizionisti, storici e antropologi hanno provato a rispondere a questa complessa domanda.

Spesso parlando del futuro del cibo ci si immagina la tanto declamata carne in laboratorio, magari qualche elaborato OGM, o perché no, qualche particolare tecnica di coltivazione come l’idroponica. In un articolo pubblicato su Medium sono stati intervistati sette esperti di settori strettamente collegati al cibo:

  • Marion Nestle, nutrizionista e consigliere per il Department of Health and Human Services;
  • Glenn Davis Stone, professore di antropologia.
  • Diego Rose, professore di nutrizione.
  • Megan Elias, storico e direttore del programma gastronomico dell’Università di Boston;
  • Louis Sorkin, entomologo.
  • Richard Wilk, professore di antropologia e fondatore del Food Institute all’Università dell’Indiana.
  • Kristie Lancaster, dietologa e professoressa di nutrizione.

A loro sono state proposte alcune domande per chiarire alcuni aspetti della nostra alimentazione del futuro. Di seguito i temi trattati, con una rielaborazione delle loro risposte. È importante però fare una premessa, che alcuni dei professori anticipano durante le loro risposte: per quanto esperti del settore, tutti gli individui contattati vengono da un gruppo con una simile cultura gastronomica e, più in generale, un contesto culturale accomunabile. Meglio tenerlo a mente leggendo l’articolo.

Come mangeremo nei prossimi 50/100 anni?

Per quanto spingersi in avanti con le previsioni possa essere difficile, secondo gli esperti intervistati non ci saranno grossi sconvolgimenti, almeno all’inizio. La tendenza sarà, per i paesi ricchi, lo spostamento verso una dieta più ricca di vegetali e frutta. Per i più poveri carne e derivati animali. L’attuale sistema di alimentazione, chiarisce Diego Rose, non è sostenibile però e per trovare un equilibrio con il pianeta che ci ospita occorrerà trovare nuovi sistemi di produzione più efficienti. Anche prodotti biologici e naturali potrebbero avere una parte sempre più rilevante nel prossimo futuro.

C’è da aspettarsi qualche rivoluzione nel mondo dell’agricoltura industriale?

Riguardo all’attuale sistema gli esperti lasciano trapelare un certo pessimismo: il modello dell’agricoltura industriale non è destinato a sparire, ma c’è del margine perché possa migliorarsi. Biotecnologie come gli OGM potrebbero, secondo Marion Nestle, diventare più accessibili e uscire dal monopolio delle multinazionali aiutando paradossalmente i piccoli agricoltori. Quel che è certo, come specificato nel punto precedente, è che la sovraproduzione che caratterizza il sistema attuale non è sostenibile. I consumatori però sono sempre più consapevoli del funzionamento del settore, e hanno - e avranno - la possibilità di influenzare il mercato con i loro acquisti. Senza contare che il cambiamento climatico ci obbligherà a determinate scelte.

Quali potrebbero essere le alternative?

Esistono però movimenti alternativi come Slow Food che impegnano risorse per farci capire che sistemi alternativi esistono. Glenn Davis Stone sottolinea come l’innovazione non significhi solo produrre di più ma anche meglio. Gli allevamenti, ovviamente per ora quelli più piccoli, stanno introducendo nuove strategie per raccogliere fondi e aumentare la propria efficienza, insieme all’indipendenza dai grandi gruppi di acquisto. L’acquaponica offre esempi di incredibile sfruttamento degli spazi, unendo allevamento ittico e coltura idroponica in un unico ambiente, una sorta di sistema chiuso dalle ottime performance. E, malgrado la diffidenza di molti consumatori, ci sarà spazio anche per gli insetti nella dieta di domani.

Quanto influirà il cambiamento climatico?

Uno degli aspetti meno analizzati quando si parla del futuro dell’alimentazione è il cambiamento climatico. Potremo assistere, nei prossimi 50 anni, ha una rivoluzione sostanziale di quelli che consideriamo i centri di produzione alimentare attuali. Qualcuno, come Richard Wilk, sospetta che assieme ad un aumento nella velocità dei cambiamenti climatici potrebbe verificarsi anche un aumento dei conflitti nel mondo, indebolendo così la fitta ragnatela dei trasporti globali. Altri suggeriscono che i grandi centri dell’agricoltura sapranno adattarsi, migrando lentamente verso le regioni vicino ai poli. Le stime più recenti sull'erosione del terreno poi parlano di un 0.43% di produttività in meno ogni anno in Europa, cifre contenute ma che nel tempo potrebbero avere conseguenze catastrofiche.

Le disuguaglianze in fatto di alimentazione peggioreranno?

Bene o male ormai tutti siamo a conoscenza del paradosso secondo il quale per circa un miliardo di persone con problemi di sovrappeso ne esiste bene o male un miliardo con problemi di malnutrizione. La nostra industria alimentare sembrerebbe già capace di fornirci le calorie sufficienti a sfamare il pianeta, allora dove risiede il problema? Richard Wilk è categorico, «le persone non vogliono essere uguali», motivo per cui le disparità rischiano di essere insite nella nostra natura. Anche Diego Rose non ha molti dubbi a riguardo: il problema non è tecnologico, ma politico, economico e sociale. E alla radice di questa situazione c’è un denominatore comune: la povertà.

I sostituti alimentari potrebbero essere una soluzione?

Prodotti come il soylent potrebbero davvero diventare il futuro del cibo? Tendiamo ad essere molto suscettibili quando si parla di alimentazione, noi italiani lo sappiamo bene, ma dovremmo anche essere consapevoli della nostra seggestionabilità. Se venisse fuori, come suggerisce Glenn Davis Stone, che le pastiglie sostitutive dei pasti possono essere sostenibilità, status symbol e ottime per la salute, cosa ci impedirebbe di cibarcene? Non dimentichiamo però che non esiste una pillola che condensi le 2.000 calorie di cui abbiamo bisogno giornalmente, assieme ai 50 grammi di proteine.

Quali trend vedremo nel prossimo futuro dell’alimetazione?

Ci sono diversi ambiti da considerare: gli acquisti online e il mondo del delivery diventeranno sempre più invadenti rispetto all’attuale nostro approccio alla spesa. Carne e pesce creati in laboratorio avranno il loro impatto, ma potrebbe essere più contenuto del previsto. Robot e in generale meccanizzazione dei processi in cucina e in agricoltura diventeranno degli argomenti strettamente attuali, un po’ ovunque, in realtà, lo stanno già diventando.

Potrà mai esistere un futuro dove il cibo sia visto solo come «carburante»?

Qui gli esperti sono praticamente d’accordo all’unanimità: difficilmente, molto difficilmente, il cibo verrà privato di tutte le componenti che non sono puramente nutrizionali. Mangiare ha una componente edonistica, sociale, culturale, identitaria che è quasi impossibile trascurare. Qualcuno potrebbe sottolineare come si stia sempre più perdendo l’abilità di cucinare e come ci si stia abituando sempre più a mangiare da soli, ma la consapevolezza del problema è il primo passo per risolverlo.

Questa è l’analisi, parzialmente riassunta, proposta nell’articolo di Sophie Kleeman pubblicato su Medium. Alcune delle considerazioni sono state aggiunte in base ad altri studi non presenti nell’articolo originale. Non si tratta di un lavoro esaustivo, per quello servirebbe più di un libro, ma di un’occasione per comprendere la complessità dei problemi che ci troveremo di fronte in futuro.


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Matteo Buonanno Seves
Matteo Buonanno Seves
Scopri di più
Un giovane laureato in Scienze Gastronomiche con la passione per il giornalismo e il mai noioso mondo del cibo, perennemente impegnato nel tentativo di schivare le solite ricette e recensioni in favore di qualcosa di più originale.
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