Melograno, dagli scarti del frutto integratori alimentari dal grande potenziale

In natura non si butta via niente. Quello dell’economia circolare è un concetto che esiste da molto prima che lo concepisse l’uomo: tutto può essere utile, ogni cosa viene riciclata e trasformata in qualcos’altro.
Quello degli scarti del melograno è proprio un esempio. Perché oggi un nuovo progetto di ricerca punta a ricavare da essi delle molecole benefiche per produrre integratori e alimenti nutraceutici.

Il potenziale benefico del melograno e dei suoi scarti
Il melograno è considerato uno dei tanti superfood, cioè degli alimenti che hanno un contenuto molto elevato di micronutrienti tipo vitamine, minerali o antiossidanti. Gli estratti ottenuti direttamente dal frutto, infatti, hanno già dimostrato di avere ottime proprietà antimicrobiche, antinfiammatorie e antitumorali.
La novità di oggi consiste del progetto NewTriPome: concepito da ENEA, ha lo scopo di ricavare biomolecole attive anche dagli scarti della coltivazione e della lavorazione sia del frutto che della pianta, per arrivare a produrre integratori e alimenti come cibi o succhi.
Un’idea che avrebbe anche altri riflessi positivi. Cioè, visto l’aumento in termini di coltivazione e di consumo del melograno, valorizzare gli scarti agricoli significherebbe contribuire alla circolarità della loro economia.
Come si svolge il progetto
ENEA collaborerà con quattro laboratori del Centro di Ricerche Casaccia di Roma, impegnati sui temi della salute e delle biotecnologie del settore agroalimentare.
Come spiega Barbara Benassi, responsabile del Laboratorio ENEA di Salute e ambiente, “I quattro laboratori ENEA lavoreranno insieme per identificare le biomolecole attive presenti negli scarti della pianta e del frutto e, successivamente, per studiare la loro attività antinfiammatoria, antiossidante e antimicrobica in modelli sperimentali umani di epitelio intestinale, tessuto epatico e componente macrofagica, ossia quelle cellule immunitarie che nel nostro corpo svolgono il ruolo di spazzini.”
Inoltre, la squadra di ricercatori si servirà del supercomputer CRESCO6 per fare delle analisi di dinamica molecolare: con queste, si vogliono identificare i principi attivi utili per formulare i prodotti nutraceutici e gli integratori che potranno agire su stress ossidativo e infiammazioni, responsabili di diverse patologie cronico-degenerative e dell’invecchiamento dei tessuti.

Melograno e non solo: altre piante con potenziali bioattivi e nutraceutici
Il melograno e i suoi scarti sono solo uno dei frutti della terra che i ricercatori stanno studiando o hanno già studiato per scoprirne il valore nutrizionale e nutraceutico. Ci sono anche la nocciola, lo zafferano, il pomodoro, lo zenzero selvatico, il basilico, il shiso e il crescione. E anche gli scarti di altre piante, tipo le pale del fico d’India e quelli dei fiori della Melissa officinalis.
