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Lo champagne dell'Unione Sovietica ideato da Stalin

Lo champagne dell'Unione Sovietica ideato da Stalin

Nel 1936 nasce il primo champagne dell’Unione Sovietica ideato da Stalin come strumento politico e di propaganda. Ma di cosa si trattava davvero?

Precisiamo: lo champagne dell’Unione Sovietica, pensato e voluto da Stalin, era tutto fuorché champagne. Si trattava, in realtà, di uno spumante chiamato Sovetskoye Shampanskoye, con una funzione più simbolica che legata alla degustazione di un prodotto buono e di qualità. Tuttavia attorno a questo vino spumante «made in URSS» è rimasto un suggestivo alone di fascino.

Uno spumante per riempire il bicchiere a tutta l’Unione Sovietica

Il 1936 è stato l’anno di svolta in Unione Sovietica in cui il Partito ha cambiato radicalmente idea su cosa potesse (dovesse?) bere il popolo. Il vino spumante fino a quel momento era stato ostracizzato in quanto ritenuto eccessivamente borghese. Non certo una bevanda adatta per promuovere la lotta di classe, ma nel ‘36 le necessità erano cambiate e a ciò è dovuta la nascita del primo «champagne» dell'Unione Sovietica. Stalin in quegli anni aveva bisogno di dare l’immagine di una nazione in cui vigessero l’agiatezza e il benessere. Per questa ragione promosse fortemente la produzione di prodotti di lusso e in particolar modo di vino spumante.

Non stupisce un georgiano come Stalin abbia spinto per la nascita dello champagne dell’Unione Sovietica, d’altronde la sua terra natale è una delle nazioni con la più antica cultura enologica. Le ambizioni del Partito erano grandi con l’idea di raggiungere le 12 milioni di bottiglie entro il 1942. Poco verosimile considerando la distruzione passata delle vigne in favore di altre colture meno edonistiche. Non a caso la doppia fermentazione in bottiglia tipica del vero champagne - il cosiddetto metodo classico: lungo, complesso e laborioso - è stata presto sostituita dall’intuizione del viticoltore Anton Frolov-Bagreyev di fare rifermentare in apposite botti, un metodo paragonabile a quello Charmat.

Lo filosofia produttiva alla basa del fantomatico champagne dell’Unione Sovietica, infatti, era orientata più alla quantità che alla qualità o al gusto. Secondo molti testimoni non particolarmente raffinato e spesso aggiustato con copiose quantità di zucchero e correttori vari. L’idea di Stalin era quella di riempire di bollicine il bicchiere di tutta l’Unione Sovietica e mostrare al mondo quando si vivesse bene nella sua «utopia socialista». Tutti sanno com’è andata poi la storia, ma lo champagne dell’Unione Sovietica sembra esservi sopravvissuto. Per i nostalgici oggi esistono ancora aziende private che lo ripropongono, mantenendo vivo più che un grande prodotto, un pezzo di storia dal fascino indiscutibile.


Fabrizio Inverardi
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Chitarrista, motociclista, da sempre appassionato di scienza, tecnica e natura. Sono laureato in Psicologia del Lavoro e della Comunicazione. Curioso per natura amo i viaggi, il buon vino e scoprire cose nuove. Da qualche anno nel settore del marketing digitale e della comunicazione.
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Chitarrista, motociclista, da sempre appassionato di scienza, tecnica e natura. Sono laureato in Psicologia del Lavoro e della Comunicazione. Curioso per natura amo i viaggi, il buon vino e scoprire cose nuove. Da qualche anno nel settore del marketing digitale e della comunicazione.
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