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L’impatto ambientale delle grandi dighe è sostenibile?

L’impatto ambientale delle grandi dighe è sostenibile?

Le grandi dighe hanno un impatto ambientale da non trascurare, scopriamo i vantaggi, gli svantaggi e le alternative al grande idroelettrico

Quando si parla di energie rinnovabili, quello dell’idroelettrico associato alle grandi dighe è uno degli argomenti che più accendono i dibattiti. C’è chi ci vede molti vantaggi in termini di contrasto all’inquinamento e al cambiamento del clima, ma c’è anche chi ci vede molti svantaggi in termini di impatto ambientale.

Certo è che alcuni episodi specifici come quello recentemente accaduto in California, lungo il fiume Klamath, fanno molto riflettere. Perciò, proviamo a dare uno sguardo ai pro e ai contro di questi impianti.

dighe impatto ambientale
Foto: Thomas Ehrhardt@Pixabay

Gli argomenti a favore

L’acqua, il cosiddetto “oro blu” che, prima della Seconda Guerra Mondiale, alimentava il 40% dell’elettricità degli Stati Uniti e quasi la totalità di quella italiana, è senza dubbio una fonte di energia priva di emissioni climalteranti e inquinanti.

Con un clima che tende a riscaldarsi ed episodi di siccità che tendono a farsi più frequenti e duraturi, l’acqua accumulata nei bacini può rappresentare un’ottima riserva sicura. E quando anche i fenomeni estremi sono all’opposto, cioè fatti di piogge intense, l’acqua rilasciata da questi bacini ingrossa gli scolmatoi a valle, riducendo il rischio di inondazione.

Secondo i sostenitori, hanno un vantaggio importante anche rispetto ad altre fonti rinnovabili: l’energia elettrica, in pratica, la possono conservare sotto forma di acqua, piuttosto che all’interno di batterie, che implicano l’estrazione di georisorse per essere fabbricate.

Da non dimenticare, poi, che nel mondo esistono aree o intere Nazioni come i Paesi Bassi che si trovano al di sotto del livello del mare. Delle strutture di controllo delle inondazioni tipo le dighe, allora, diventano irrinunciabili.

Gli argomenti a sfavore

Le grandi quantità di cemento necessarie per costruire questi impianti hanno un’impronta di carbonio notevole. La loro capacità di sopperire ai periodi più siccitosi è molto dipendente dal meteo, senza contare che molti di quelli oggi in funzione sono costruiti sulla base di modelli climatici ormai obsoleti. Soprattutto in Paesi caldi, il materiale organico che marcisce nei bacini è una grossa sorgente di gas serra (metano, CO2), che possono anche superare le emissioni risparmiate con l’idroelettrico.

Per l'impatto ambientale nello specifico, le dighe modificano le portate dei fiumi e, se nei Paesi a clima temperato la diminuzione è tollerabile, in quelli a clima caldo si sommano le perdite di acqua per evaporazione, con gravi ricadute sulle attività umane e sui cicli naturali a valle. Inoltre, siccome l’acqua viene privata per lo più delle particelle fini del sedimento, succedono due cose: gli alvei dei fiumi diventano più irregolari, cosa che può ostacolare il flusso e peggiorare le inondazioni; l’acqua diventa meno fertilizzante, come già accaduto in Egitto dopo la diga di Assuan.

Anche sulla biodiversità c’è un effetto non trascurabile. Il ristagno di sedimenti nei bacini può creare esplosioni di alghe (algal bloom), che rendono le acque anossiche, e quindi letali per molti altri esseri viventi. Inoltre, questi grandi sbarramenti bloccano le migrazioni stagionali di alcune specie di pesci – e le scale in cemento costruite al fianco di alcuni di essi si sono rivelate spesso inefficaci.

Ultimo ma non ultimo, le conseguenze sociali. Villaggi e beni culturali sommersi, popolazioni sfollate, attività economiche scomparse. Il caso più recente in questo senso è appunto quello della California.

dighe impatto ambientale
Foto: Torsten@Pixabay

Il caso del fiume Klamath: l'impatto ambientale di quattro dighe

Il secondo più grande fiume della California è anche stato per secoli il terzo della Costa Occidentale più popolato da salmoni, che ogni anno ne risalivano le correnti durante la migrazione annuale. Il bacino del fiume Klamath, inoltre, ha rappresentato da tempo immemore una casa per diverse comunità indigene, che praticavano la pesca di sussistenza.

Fra il 1918 e il 1962, ben quattro dighe sono state costruite lungo il fiume, con il risultato di bloccare la migrazione dei salmoni e minare alle fondamenta le attività dei popoli nativi: oggi, infatti, il numero di salmoni nell’area è appena il 5% di quello originario. Le proteste si sono fatte sentire per decenni, fino ad arrivare a novembre 2022: tutte e quattro le costruzioni saranno smantellante entro il 2024.

A conti fatti, gli impianti producono meno del 2% di tutta l’energia prodotta dalla PacifiCorp, la società che li gestisce. E questo quando viaggiano a massima potenza, ma spesso non lo fanno per colpa di vari motivi, fra cui la scarsità di acqua. In più, mentre i costi di smantellamento si stimano in $ 200 milioni, quelli per mitigare i danni da impatto ambientale sono saliti fino a miliardi. Si tratterà, quindi, della più grande opera al mondo di smantellamento di dighe e di rigenerazione di habitat di salmoni.

dighe impatto ambientale
Foto: Brigitte Werner@Pixabay

Esiste un’alternativa al grande idroelettrico?

L’energia idroelettrica è certamente una delle fonti di energia rinnovabile su cui puntare. Ma forse un modo c'è per risolvere l'inconveniente dell'impatto ambientale delle dighe. Perché, oltre al “grande idroelettrico”, esistono anche soluzioni che rientrano nel “mini” e “micro idroelettrico”.

Gli impianti ad acqua fluente, per esempio, dove l’acqua del fiume scorre attraverso l’impianto senza bisogno di creare un bacino a monte. Nei fiumi profondi, dove l’acqua scorre a velocità anche superiori a 1 m/s, anche le turbine in-stream, che con le loro dimensioni ridotte possono anche alimentare comunità locali.


Enrico Becchi
Enrico Becchi
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Scrittore, divulgatore scientifico, giornalista. Con quello che scrivo e racconto cerco di rendere le persone consapevoli di sé stesse e del mondo spaziando fra tanti ambiti, fra le scienze naturali e le scienze di frontiera.
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