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Sushi, qual è il significato della parola?

Sushi, qual è il significato della parola?

Il significato della parola sushi non ha nulla a che vedere con il pesce crudo ma fa piuttosto riferimento al riso e a come è condito.

Quando pensiamo al sushi ci viene subito in mente un mix tra pesce crudo e riso ma il significato del termine non contempla il primo elemento. La parola fa, infatti, esclusivamente riferimento al riso e alle modalità con cui viene preparato. La pratica affonda le proprie radici in tempi antichi e le variazioni che i piatti hanno subito nella storia si sono tradotte nello sviluppo di un linguaggio ad hoc.

Sushi, qual è il significato della parola
@envatoelements

Cosa significa letteralmente sushi? 

Per capire qual è il significato del termine sushi bisogna guardare alla lingua giapponese. Il lemma è composto dalle due parole “su” e “meshi”. La prima può essere tradotta in italiano con “aceto”, mentre la seconda vuol dire “riso”. Quando si parla di sushi si fa dunque riferimento al riso dal sapore particolare condito con aceto, sale e zucchero che caratterizza queste pietanze. 

Oggi sotto questo nome ricadono una serie di preparazioni in cui al cereale acidificato si accompagnano pesce, crudo o cotto, alghe, verdure, uova e persino carne o frutta. Il riso protagonista del piatto è anche chiamato “shari” mentre la guarnizione è definita “neta”.

Sushi: dal significato alla storia 

Anche se il significato del termine sushi è da cercare nella lingua giapponese, le origini del piatto non sono del Paese del Sol Levante. Il sushi è, infatti, nato nel IV secolo nelle risaie del delta del Mekong, in Cina. Le popolazioni di tali terre adottavano allora una particolare tecnica di conservazione del pesce. Questo veniva eviscerato e collocato nel riso cotto. La chiave del processo era la fermentazione del cereale che, inacidendo l’ambiente, permetteva di mantenere intatto il pesce per mesi. 

Al momento di consumare l’alimento, però, il riso veniva scartato. Grazie agli scambi commerciali il piatto raggiunse il Giappone, dove si smise di gettare via il riso. Durante il periodo Edo, tra il 1603 e il 1867, nacque poi il Hayazushi, cioè il sushi veloce. Per tale preparazione il riso veniva acidificato con l’aceto di riso stesso e la pietanza divenne più popolare.

Sushi: dal significato ai tipi 

Oggi il “linguaggio del sushi” si è notevolmente arricchito e alla parola originale con il suo significato preciso si accostano una serie di altre definizioni. Tra queste troviamo:

  • Nigiri, dal verbo “nigiru”, che significa "stringere" o “modellare a mano”. Indica delle piccole polpettine di riso su cui viene steso il neta. Andrebbero mangiate in un sol boccone.
  • Maki: in questo caso il neta viene collocato su un letto di riso per poi essere arrotolato e avvolto insieme a un’alga. In questo tipo di sushi rientrano hosomaki, letteralmente “rotolo stretto”, uramaki, con riso all’esterno e alga che avvolge il ripieno, e i più grandi futomaki. I temaki sono ancora diversi, con un cono di alga che contiene gli ingredienti.
  • Chirashi, che letteralmente significa "sparpagliato", consiste in una ciotola di riso ricoperta dal neta che può essere condivisa tra i vari commensali.

Spesso non ci si sofferma su quale sia il significato del termine sushi ma la pietanza è diventata estremamente popolare ounque. In Giappone si trovano prodotti adatti a ogni esigenza di prezzo e la formula più classica rimane quella dei ristoranti dotati di nastri girevoli. In Occidente ogni Paese ha le proprie usanze. Accanto alla formula all you can eat troviamo, allora, realtà in cui l’alimento è considerato di lusso.


Alice Facchini
Alice Facchini
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Laureata in Filosofia, credo fermamente che ogni sfaccettatura del sapere umano meriti di essere inseguita. Amo la lettura, gli animali e la natura e penso che solo continuando a farsi domande sia possibile mantenere uno sguardo vigile sul mondo.
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Laureata in Filosofia, credo fermamente che ogni sfaccettatura del sapere umano meriti di essere inseguita. Amo la lettura, gli animali e la natura e penso che solo continuando a farsi domande sia possibile mantenere uno sguardo vigile sul mondo.
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