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La carne creata in laboratorio potrebbe diventare meno costosa grazie al tabacco

La carne creata in laboratorio potrebbe diventare meno costosa grazie al tabacco

In Israele una start-up punta a usare le piante di tabacco come fattori di crescita per produrre carne in laboratorio attraverso l’agricoltura cellulare

Usare le piante di tabacco come bioreattori potrebbe rendere la produzione di carne in laboratorio molto meno costosa. È su questo che sta lavorando BioBetter, start-up con sede in Israele, paese dove il settore biotech in ambito alimentare è in prima linea nella ricerca di modalità per produrre cibo con un impatto inferiore sull’ambiente. Uno degli alimenti più “sporchi” a livello di inquinamento è proprio la carne. Tra le alternative al classico sistema degli allevamenti emerso negli ultimi anni c'è l’agricoltura cellulare, cioè la replicazione del processo di rigenerazione dei tessuti della carne sfruttando le cellule dell’animale in condizioni controllate in laboratorio.

La carne creata in laboratorio potrebbe diventare meno costosa grazie al tabacco
Foto: @Pxfuel

Carne creata in laboratorio meno costosa

L’agricoltura cellulare, però, presenta un problema: gli alti costi delle “materie prime” usate in laboratorio. Costi che si riflettono a loro volta sul prezzo finale, proibitivo per i consumatori che così non possono permettersi la carne in provetta. L’idea di BioBetter di utilizzare le piante di tabacco punta proprio ad abbattere i costi di queste materie prime usate per la carne creata in laboratorio.

Ma di cosa stiamo parlando? Il costo maggiore è rappresentato dai terreni di cultura, soluzioni solide o liquide contenenti sostanze nutritive (come glucosio, amminoacidi e vitamine) su cui è possibile crescere cellule. A questo si aggiungono poi i fattori di crescita (growth factors), proteine, a volte sono di derivazione animale, capaci di stimolare appunto la crescita della cellula. Si stima che solo questi due elementi assorbano tra il 55 e il 95 per cento dei costi marginali della produzione di cibo in laboratorio.

Piante di tabacco come bioreattori

Il problema potrebbe essere risolto grazie all’uso delle piante di tabacco, nello specifico di Nicotiana tabacum, come bioreattori per creare fattori di crescita di origine vegetale. Il bioreattore di solito consiste in un’apparecchiatura tecnologica usata per ricreare le condizioni ideali per la crescita degli organismi biologici desiderati.

In questo caso saranno invece le piante, “bioreattori naturali, autosufficienti e animal free”, afferma BioBetter. La start-up vuole mettere a punto questo sistema per poi arrivare a fornire i growth factors alle realtà che praticano l’agricoltura cellulare con l’obiettivo di produrre carne in laboratorio. E già possiede una tecnologia di estrazione e purificazione che permette di sfruttare quasi l’intera pianta e, allo stesso tempo, fornire un prodotto di grande purezza su larga scala.

Il taglio dei costi sarebbe significativo. In un’intervista al portale FoodNavigator, il Ceo di BioBetter Amit Yaari ha dichiarato che, in base ai dati in suo possesso, si stima che i prezzi dei fattori di crescita attualmente in commercio vadano dai 50mila ad addirittura un milione di dollari per un grammo di queste proteine. L’alternativa rappresentata dalle piante di tabacco permetterebbe di averli invece ad appena un dollaro per grammo.

Gli obiettivi

Forte di un round di finanziamento da 10 milioni di dollari da poco chiuso, BioBetter punta ad espandere le proprie strutture, scalare la produzione e commercializzare i fattori di crescita ottenuti dal tabacco entro il 2024. Ci vorrà ancora un po’ di tempo, quindi, prima di capire se questa intuizione avrà un impatto positivo sul mercato della carne creata in laboratorio e, di conseguenza, sull’ambiente.

La crescita della popolazione mondiale combinata con la riduzione delle risorse naturali è destinata a mettere in grande sofferenza l’offerta di carne – e il nostro già fragile ambiente – nei prossimi decenni”, ha spiegato in un comunicato della start-up lo stesso Yaari. “La carne coltivata rappresenta una soluzione promettente a questi problemi e può assicurare una catena di approvvigionamento più resiliente con migliori riflessi sia sul piano economico, che ambientale”.


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