Tartarughe marine: qual è la situazione nel Mediterraneo?
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Il Mediterraneo è una culla di biodiversità, ma, mentre le acque si scaldano, gli animali a rischio sono sempre di più e tra essi spiccano le tartarughe marine. Le grandi minacce sono plastica, rifiuti in generale, inquinamento, cambiamento climatico e pesca. La situazione appare ora critica e fare inversione di rotta si dimostra sempre più complicato.
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Tartarughe marine nel Mediterraneo
Il Mediterraneo ospita diverse specie di tartarughe marine. Si tratta, per lo più, di tartarughe marine comuni, ma non mancano nemmeno quelle verdi o le più rare tartarughe liuto. Questi rettili vivono la maggior parte della propria vita in acqua, ma nidificano sulla sabbia, dove depongono le uova, per poi abbandonarle a sé stesse. Incubate dal calore della sabbia queste si schiudono e, dopo, un periodo di maturazione che dura decenni, i nuovi nati sono a loro volta pronti a riprodursi, spesso nello stesso luogo che li ha visti venire alla luce. Le minacce al ciclo sono, però, oggi moltissime.
Tartarughe marine e pesca
Una grande minaccia per le tartarughe marine del Mediterraneo è la pesca. Ogni anno, infatti, 150.000 esemplari sono vittime di catture accidentali e 40.000 di queste muoiono. Solo in Italia, poi, nello stesso intervallo temporale, 25.000 rettili finiscono impigliati nelle reti utilizzate per la pesca a strascico. Sul fondale marino le tartarughe si riposano e si nutrono, quindi, la zona risulta particolarmente sensibile.
Tartarughe marine, plastica e rifiuti
Nel Mediterraneo le tartarughe marine devono purtroppo fare i conti anche con ingenti quantità di rifiuti. Ogni anno finiscono in acqua 570.000 tonnellate di plastica e i poveri ignari rettili finiscono per ingerirle o ferirsi. Gli oggetti più pericolosi sono le borse monouso, spesso scambiate dagli ignari animali per le gelatinose meduse di cui si nutrono.
Tartarughe marine e uomo
Nel Mediterraneo ormai le tartarughe marine sono tutt’altro che tranquille e il turismo minaccia spesso il loro equilibrio. L’uomo interferisce con la vita dei rettili tanto come fonte di inquinamento luminoso, quanto come grande emettitore di rumori e la qualità delle acque risulta spesso alterata. Il continuo espandersi del range d’azione umano sta, poi, rendendo gli habitat sempre più frammentati.
Tartarughe marine e cambiamento climatico
Per le tartarughe marine di tutto il mondo il cambiamento climatico rappresenta una minaccia pressante. Questo, oltre a causare l’innalzamento del livello dei mari e a sommergere, quindi, le zone di nidificazione, sta rendendo gli ambienti sempre più roventi. La temperatura influisce, però, sul sesso dei nascituri e le uova, che si schiudono a più di 29 °C, hanno molte più probabilità di generare femmine. Ciò in futuro potrebbe inficiare i cicli riproduttivi.
La vita delle tartarughe marine nel Mediterraneo è estremamente complicata, esattamente come, purtroppo, nelle altre zone del mondo. Tutte le sette specie esistenti sono, dunque, inserite nella lista IUCN degli animali a rischio estinzione. Un rettile di questo tipo dovrebbe vivere in media 50 anni e iniziare il proprio ciclo riproduttivo a 30, ma spesso raggiungere tali età diventa un’utopia.
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