Piccole tartarughe marine a rischio: il killer è la plastica

In uno studio pubblicato in Frontiers in Marine Science è stata analizzata la situazione delle tartarughe marine a rischio. In un lavoro innovativo gli scienziati hanno evidenziato una mortalità in continuo aumento e hanno identificato il grande killer nella plastica dispersa negli oceani. Il cambiamento climatico non fa che aggravare il bilancio e ora intervenire in fretta è d’obbligo.

Tartarughe marine a rischio:
Le tartarughe marine a rischio preoccupano gli scienziati. Negli ultimi 30 anni la mortalità è aumentata e gli spiaggiamenti di massa si sono susseguiti. Nello stomaco di molti degli animali coinvolti è stata trovata della plastica, ma oggi alcuni scienziati hanno presentato il primo lavoro sistematico sulla questione. Un team della University of Exeter ha analizzato 121 esemplari di giovani tartarughe, di 5 diverse specie, arenati o catturati. Le ricerche si sono svolte sulle coste Orientali e Occidentali dell’Australia, nei pressi di Oceano Pacifico e Indiano. Le tartarughe sono apparse più esposte alla plastica nell’Oceano Pacifico, con la Caretta caretta in testa. L’Oceano Indiano ha mostrato percentuali minori, con una predominanza delle fibre sulla plastica dura.
La plastica killer:
A mettere le piccole tartarughe marine a rischio è senza dubbio l’interferenza umana. Gli scienziati hanno definito il fenomeno “trappola evolutiva”. Essa si verifica quando un comportamento prima adattivo finisce per avere effetti negativi sulla sopravvivenza di una specie. Le giovani tartarughe si spostano dalle spiagge, su cui nascono, verso il mare aperto, dove i predatori sono meno. Oggi queste zone sono, però, invase dalla plastica e i piccoli rettili la inghiottono, morendo per soffocamento, lacerazioni e altri danni. Il riscaldamento globale minaccia, poi, la sopravvivenza delle uova, altera gli habitat e causa carenza di nutrienti complicando una sopravvivenza già complessa.
Salvare le tartarughe marine:
La situazione delle tartarughe marine a rischio richiede interventi. I Paesi in via di sviluppo, dove lo smaltimento dei rifiuti risulta carente, sono i più vulnerabili ma l’allarme è più ampio. Urbanizzazione, inquinamento e cambiamento climatico costituiscono un mix letale. David Godfrey, da Sea Turtle Conservancy, ha sottolineato che le tartarughe che raggiungono il mare aperto sono sempre meno. Quelle che ci riescono sono deboli e soccombono, spesso, alla minaccia della plastica. Per un intervento efficace la coordinazione di autorità e singoli è fondamentale. Provvedimenti che limitino la plastica monouso dovranno, quindi, essere seguiti da consapevoli scelte individuali.
La condizione delle tartarughe marine a rischio fa riflettere. Grazie alla rapidità con cui oggi corre l’informazione siamo tutti più o meno consapevoli di quanto l’inquinamento da plastica sia pericoloso per il pianeta. Uscire dalla bolla d’indifferenza in cui spesso ci nascondiamo non è, però, immediato. L’immagine di una piccola tartaruga morta soffocata da 343 frammenti di plastica sa essere, purtroppo, tristemente d’aiuto.
