Qual è la differenza tra tortano e casatiello?

Tortano e casatiello: due ricette tipiche napoletane che spesso vengono confuse una con l’altra o addirittura considerate equivalenti. In realtà, anche se poche, le diversità tra le due preparazioni ci sono e stanno soprattutto nelle uova. Scoprire la differenza tra tortano e casatiello significa intraprendere un viaggio in una tradizione culinaria secolare intrisa di simbolismo religioso.

Tortano e casatiello: la differenza sta nelle uova
Tortano e casatiello sono due piatti tipici del periodo pasquale, sebbene il primo venga preparato anche in altri periodi dell’anno. Dando un’occhiata veloce agli ingredienti è davvero difficile scorgere delle differenze: farina, strutto, uova, ciccioli di maiale, pecorino e pepe la fanno da padrone. Ma è proprio nelle uova che sta la maggiore delle differenze.
Nel tortano vengono aggiunte sode nell’impasto mentre nel casatiello si dispongono crude sulla superficie, fissate saldamente da croci di pasta.
Per il resto la preparazione è molto simile: il giorno antecedente la Pasqua o il Sabato Santo si impastano farina, acqua, sale e un pizzico di lievito e si lascia lievitare tutta la notte coperto da un panno di lana. La mattina seguente si stende e si aggiungono gli altri ingredienti: strutto, ciccioli di maiale, salame, pancetta, pecorino e pepe.
Anche se meno marcata, un’ulteriore differenza tra tortano e casatiello sta nella forma. Il primo è formato da più cordoni intrecciati, a rievocare la corona di spine di Gesù, mentre il secondo è più assimilabile a una ciambella. Prima della cottura, sul casatiello vengono disposte delle uova crude, tenute saldamente all’impasto da due strisce di pasta disposte a croce. Ancora una volta quindi emerge la valenza simbolica del piatto, dove le croci rappresentano per l’appunto quella su cui è morto Gesù. La cottura infine avviene in entrambi in casi nel ruoto, il tipico stampo a ciambella.
Un po’ di storia
Molti scrittori, anche di un certo rilievo, parlavano di tortano e casatiello nelle loro opere elogiandone sontuosità e ricchezza degli ingredienti. La prima traccia scritta di queste preparazioni risale al 1600 quando Giambattista Basile ne scrisse ne Lo cunto de li cunti, una raccolta di fiabe popolari scritte in lingua napoletana.
In tempi più recenti, ma nemmeno di molto, ne parla Raffaele d’Ambra nel suo vocabolario Napolitano-Italiano. È il 1873 e per la prima volta venne descritta nel dettaglio non solo la ricetta per come la conosciamo oggi, ma anche una possibile origine del nome. È facile infatti che il termine casatiello derivi da caso, ossia formaggio, presente nella ricetta in abbondante quantità.
È proprio nelle uova quindi la maggior differenza tra tortano e casatiello. Uova che peraltro sono il simbolo di questa festività, rappresentando la nascita primordiale del mondo nonché la resurrezione cristiana.
