Le poesie più belle sulla nebbia

La nebbia fa parte dei paesaggi autunnali e invernali di molte aree del mondo quindi non stupisce che a essa abbiano dedicato poesie i più svariati autori. Alcuni hanno insistito sulla capacità dei grigi banchi di generare inquietudine e malinconia, mentre altri l’hanno dipinta come un morbido mantello da cui lasciarsi avvolgere. Andiamo allora a scoprire insieme alcune delle liriche più belle scritte nel tempo sulla nebbia.

Poesie dedicate alla nebbia
“Nebbia” di Giovanni Pascoli
Nascondi le cose lontane,
tu nebbia impalpabile e scialba,
tu fumo che ancora rampolli,
su l’alba, da’ lampi notturni e da’ crolli
d’aeree frane!
Nascondi le cose lontane,
nascondimi quello ch’è morto!
Ch’io veda soltanto la siepe
dell’orto,
la mura ch’ha piene le crepe
di valerïane.
Nascondi le cose lontane:
le cose son ebbre di pianto!
Ch’io veda i due peschi, i due meli,
soltanto,
che dànno i soavi lor mieli
pel nero mio pane.
Nascondi le cose lontane
che vogliono ch’ami e che vada!
Ch’io veda là solo quel bianco
di strada,
che un giorno ho da fare tra stanco
don don di campane…
Nascondi le cose lontane,
nascondile, involale al volo
del cuore! Ch’io veda il cipresso
là, solo, qui, solo
quest’orto, cui presso
sonnecchia il mio cane.
“Nella nebbia” di Herman Hesse
Strano, vagare nella nebbia!
È solo ogni cespuglio ed ogni pietra,
né gli alberi si scorgono tra loro,
ognuno è solo.
Pieno di amici mi appariva il mondo
quando era la mia vita ancora chiara;
adesso che la nebbia cala
non ne vedo più alcuno.
Saggio non è nessuno
che non conosca il buio
che lieve ed implacabile
lo separa da tutti.
Strano, vagare nella nebbia!
Vivere è solitudine.
Nessun essere conosce l'altro
ognuno è solo.
“Nebbia” di Aldo Palazzeschi
Dal grigio della nebbia fitta fitta
traspaiono cipressi
ombre nere
spugne di nebbia.
E di lontano dondolando lento
ne vien un suono di campana quasi spento.
Più lontano lontano lontano
passa un treno mugghiando.
“Sinfonia in giallo” di Oscar Wilde
Un autobus attraversa il ponte
si muove lento come una farfalla gialla,
e, ora qui ora lì, un passante
assomiglia ad un piccolo moscerino inquieto.
Barconi carichi di fieno giallo
sono ormeggiati lungo il molo ombroso, e come
una sciarpa di seta gialla,
la fitta nebbia pende sopra la banchina.
Le foglie gialle iniziano ad avvizzire
E dagli olmi del tempio si distaccano;
Ai miei piedi il Tamigi è verde chiaro
Come verga di giada increspata.
“La nebbia” di Gianni Rodari
Oggi la nebbia vuole
farmi scordare il sole.
Mi soffia attorno neri,
disperati pensieri,
ad ogni foglia che cada
piangendo sulla strada.
Ma il sole è ancora là
Un giorno vincerà
con la spada d’un raggio…
Per ridarci coraggio!
“Qui ti amo” di Pablo Neruda
Qui ti amo.
Negli oscuri pini si districa il vento.
Brilla la luna sulle acque erranti.
Trascorrono giorni uguali che s’inseguono.
La nebbia si scioglie in figure danzanti.
Un gabbiano d’argento si stacca dal tramonto.
A volte una vela. Alte, alte, stelle.
O la croce nera di una nave.
Solo.
A volte albeggio, ed è umida persino la mia anima.
Suona, risuona il mare lontano.
Questo è un porto.
Qui ti amo.
Qui ti amo e invano l’orizzonte ti nasconde.
Ti sto amando anche tra queste fredde cose.
A volte i miei baci vanno su quelle navi gravi,
che corrono per il mare verso dove non giungono.
Mi vedo già dimenticato come queste vecchie àncore.
I moli sono più tristi quando attracca la sera.
La mia vita s’affatica invano affamata.
Amo ciò che non ho. Tu sei così distante.
La mia noia combatte con i lenti crepuscoli.
Ma la notte giunge e incomincia a cantarmi.
La luna fa girare la sua pellicola di sogno.
Le stelle più grandi mi guardano con i tuoi occhi.
E poiché io ti amo, i pini nel vento
vogliono cantare il tuo nome con le loro foglie di filo metallico.
