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Ooho, l'acqua confezionata senza bottiglia

Ooho, l'acqua confezionata senza bottiglia

La plastica offre una sfida veramente difficile all'ambiente, soprattutto certi tipi poco degradabili. Una soluzione per l'acqua potrebbe essere tanto radicale quanto efficace: far sparire le bottiglie.

Procuratevi un po’ d’acqua, dell’alga bruna, un po’ di cloruro di calcio, un congelatore e un processo brevettato nel 1940, mischiate il tutto e voilat, ecco a voi Ooho, un contenitore per liquidi completamente biodegradabile, talmente naturale da essere commestibile. Scopriamo cosa si nasconde dietro questa innovazione che promette di rivoluzionare il mercato dell’acqua confezionata.

Il problema

Cominciamo dal principio: cosa c’è che non va nelle bottiglie a cui siamo abituati da una vita? Nei soli Stati Uniti ogni anno vengono prodotte e buttate più di 50 miliardi di bottiglie a singolo utilizzo, fabbricate con il polietilene tereftalato, che sicuramente conoscete meglio con la sua sigla, PET.

Di tutto questo materiale, secondo la National Association for PET Container Resources, se ne ricicla il 31% fisso dal 2013 e questo comporta più di 1,8 milioni di tonnellate di plastica che finiscono, se va bene, in discarica, se va male direttamente nei fiumi o in mare, e di quest’ultimo caso abbiamo già parlato.

A peggiorare il problema sono paradossalmente proprio i punti di forza di questo materiale, stabilità e durate, che vanno ben oltre l’utilizzo medio che ne viene fatto per le bottiglie. Ed è proprio per questo motivo che l’unico modo per velocizzare la degradazione è lasciarla avvenire in acqua a temperatura tra i duecento e i trecento gradi, non esattamente condizioni che si trovano in natura. Il risultato sono 450 anni di plastica intonsa dispersa nell’ambiente.

La soluzione

Perfettamente consci di questo problema i ragazzi dello Skipping Rocks Lab, fondato nel luglio del 2014 da Rodrigo Garcia Gonzalez, Guillaume Couche e Pierre Paslier, si sono impegnati per trovare una soluzione che minimizzasse l’impatto ambientale dell’acqua confezionata. Ecco allora che viene recuperato un processo brevettato nel 1942 dall’ingegnere dell’Unilever William Peschardt, chiamato sferificazione, ampiamente sdoganato nell’alta cucina dallo chef Ferran Adrià.

In pratica si tratta di prendere dimestichezza con quella che a primo acchito può sembrare alchimia, ma che diventa concreta molto rapidamente quando si pensa che il procedimento può essere replicato tranquillamente a casa, basta procurarsi dell’alginato di sodio (NaAlg), estratto naturalmente dalle alghe brune, e il cloruro di calcio (CaCl2), due ingredienti che, per quanto suonino esotici, sono facilmente acquistabili in rete.

Una volta congelata una sfera d’acqua nel vostro freezer basta immergerla prima in una soluzione con l’NaAlg e poi nel CaCl2, il risultato sarà la formazione di una pellicola morbida, flessibile e abbastanza resistente, che racchiuderà acqua liquida.

Il tutto alla modica cifra di un paio di centesimi a confezione, considerando che in caso di volumi maggiori basterà unire più ‘bolle’ sotto un’unica pellicola, una sorta di arancia insomma, composta da diversi spicchi indipendenti. La cosa interessante è che questo innovativo packaging è assolutamente edibile, permettendo di essere consumato assieme al liquido al suo interno oppure essere lasciato a sciogliersi a bordo strada senza sensi di colpa.

La campagna di crowfunding lanciata su crowdcube.com ha già doppiato l’obbiettivo fissato dai fondatori sulle 400 mila sterline, arrivando a quasi mille investitori. Una delle peculiarità forse più interessanti è la gestione del copyright del prodotto, protetto dal Creative Commons, quindi tranquillamente utilizzabile e replicabile da chiunque. Non rimane che vedere come risponderà il mercato a questa nuova sfida, ma con l’attenzione rivolta ultimamente a tutto quanto concerne la sostenibilità,ci sono tutti i presupposti per essere ottimisti. Fino a quel momento, ecco una rapida guida da poter seguire nel caso voleste cimentarvi in questa preparazione.


Matteo Buonanno Seves
Matteo Buonanno Seves
Scopri di più
Un giovane laureato in Scienze Gastronomiche con la passione per il giornalismo e il mai noioso mondo del cibo, perennemente impegnato nel tentativo di schivare le solite ricette e recensioni in favore di qualcosa di più originale.
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