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Olive ascolane del Piceno DOP, ecco come riconoscerle

Olive ascolane del Piceno DOP, ecco come riconoscerle

Le olive ascolane del Piceno DOP sono, per gli amanti del fritto, una chicca indimenticabile. Per riconoscerle e gustarle al meglio però bisogna stare attenti ai dettagli, dalla consistenza dell’oliva alla fragranza della panatura.

Le uniche e inimitabile Olive ascolane del Piceno DOP sono quanto di meglio lo street food possa offrire agli amanti delle olive e del fritto. Si tratta di una vera chicca gastronomica il cui disciplinare è molto stringente, proprio per garantire un risultato inimitabile. La certificazione è arrivata ufficialmente nel Novembre del 2005, sia per le olive in salamoia sia per quelle ripiene e fritte. Oggi vi spieghiamo come riconoscerle.

Riconoscere le olive ascolane del Piceno DOP

Innanzitutto c’è l’oliva del piceno, anch’essa protetta da una DOP, che ha delle caratteristiche ben precise: deve essere necessariamente prodotta in zone certificate, ha una caratteristica polpa croccante e un nocciolo che, oltre a separarsi facilmente dal frutto, è più piccolo rispetto alle altre varietà.

Un buon modo per riconoscere le vere olive ascolane del Piceno DOP è giudicarne le dimensioni, visto che le vere olive originarie della zona sono più piccole di quelle utilizzate per le olive ripiene e fritte «normali». Una volta raccolti questi frutti vanno messi in salamoia dopo appena 48 ore, in un liquido di governo dalla ricetta ben precisa.

La carne usata per la farcitura deve essere un mix di carne suina e bovina, con la possibilità di aggiungere un massimo del 10% di carne da polli o tacchini. Alla carne si aggiunge uova, formaggio grattugiato e noce moscata con la certezza che almeno il 40% del peso complessivo del prodotto finito sia l’oliva.

L’ultimo passaggio è la panatura, composta da un primo passaggio nella farina, per poi finire in uovo e pangrattato. Il risultato finale dovrà avere una forma allungata, l’impasto dovrà rimanere compatto quando la si morde e la crosta fritta non dovrà scollarsi dall’oliva. Ultimo ma non ultimo il sapore, che deve conservare una nota amarognola dell’oliva ma regalare anche il corposo gusto della carne e della frittura.


REDAZIONE
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