Obesità infantile, vivere in montagna riduce i rischi

L’obesità infantile rappresenta una problematica di salute pubblica sempre più onnipresente ma ora un nuovo studio apre interessanti prospettive. I bambini che vivono in montagna appaiono infatti meno portati a incorrere nella condizione e gli scienziati ipotizzano che ciò dipenda dagli sforzi a cui l’organismo deve andare incontro in alta quota. Il lavoro è stato pubblicato su medRxiv ma non può ancora essere ritenuto esaustivo.

Obesità infantile: cause ambientali
Oggi un gran numero di studi si è concentrato su quanto a favorire l’obesità siano anche i fattori ambientali ma i lavori che indagassero la questione a livello infantile erano fino a questo momento pochi. Grazie a una ricerca condotta su 4 milioni di bambini al di sotto dei 5 anni di età in Colombia ora è emersa un’alleata insospettabile della salute dei più piccoli: l’altitudine.
Secondo quanto rilevato dagli scienziati gli individui che trascorrono l’infanzia in alta quota avrebbero infatti meno probabilità di sviluppare la condizione. Ciò sarebbe in gran parte dovuto alla presenza di aria più rarefatta, ovvero meno ricca di ossigeno, che porterebbe a un maggior dispendio energetico anche a riposo.
Obesità infantile: indagare sulle cause
Il nuovo studio suggerisce che l’altitudine abbia un impatto sulle probabilità di sviluppare obesità infantile. I dati relativi ai 4.16 milioni di bambini di età compresa tra 0 e 5 anni sono stati raccolti tra 1.123 comuni, che sono stati poi divisi in fasce a seconda della quota. Nelle zone tra 0 e 1.000 e tra 1.000 e 1.999 metri sul livello del mare il tasso di soggetti affetti da obesità è risultato di 80 ogni 10.000 bambini.
Nella fascia 2.000-3.000 m il valore scendeva a 40 ogni 10.000 bambini. Sopra i 3.000 m l’incidenza tornava ad aumentare ma gli autori hanno attribuito tale valore a una carenza di dati sulle aree, dato che l’analisi ha coinvolto solo 7 comuni in alta quota.
Obesità infantile: le conseguenze dello studio
È evidente che l’ambiente ha un impatto importante sulle probabilità di incorrere in obesità infantile. I ricercatori hanno affermato che accanto ai fattori connessi all’ipossia si instaurano probabilmente altre dinamiche metaboliche. In quota aumenta, infatti, produzione e sensibilità dell’organismo alla leptina, ormone della sazietà, mentre calano i livelli di grelina, controparte che stimola l’appetito. Studi precedentemente condotti in Bolivia e Argentina avevano poi mostrato evidenze simili.
I bambini cresciuti in quota sono apparsi anche in tali lavori più inclini a rimanere snelli, oltre che più portati all’iposviluppo. Non è ancora chiaro quali potrebbero essere le implicazioni degli ultimi rilievi. Per quanto appaia evidente che trasferire intere popolazioni in quota per contenere i rischi non è possibile, comprendere meglio il fenomeno potrebbe aiutare nello sviluppo di opportune strategie di prevenzione.
Gli studiosi sperano che la questione relativa all’obesità infantile venga presto approfondita. Rimane fondamentale sottolineare che al momento non si può ancora parlare di causalità ma solo di correlazione. Per stabilire collegamenti più precisi è necessario infatti confermare la tendenza una volta esclusi i fattori di tipo socio-economico in grado di falsare il quadro. La povertà, capace di favorire tanto il boom di cibo spazzatura quanto l’iponutrizione, è tra questi.
Le informazioni contenute in questo articolo sono da intendersi a puro scopo informativo e divulgativo e non devono essere intese in alcun modo come diagnosi, prognosi o terapie da sostituirsi a quelle farmacologiche eventualmente in atto. In nessun caso sostituiscono la consulenza medica specialistica. L’autore ed il sito declinano ogni responsabilità rispetto ad eventuali reazioni indesiderate.
