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Non è un veggie burger: Francia vieta i termini che ricordano la carne

Non è un veggie burger: Francia vieta i termini che ricordano la carne

Addio ai veggie burger. In Francia una legge per vietare l’utilizzo di termini fuorvianti per i consumatori. Dopo il «latte» di soia nel mirino dei legislatori europei anche i prodotti sostitutivi della carne.

Non è un veggie burger, non è una salsiccia e non è nemmeno una bistecca: per i prodotti vegetali sostitutivi della carne, vegani e vegetariani francesi dovranno trovare un altro nome. Una legge approvata dal parlamento francese lo scorso 19 aprile ha infatti bandito l’utilizzo di parole che ricordano prodotti alimentari a base di carne per i sostituti interamente vegetali.

Dal latte al veggie burger

Il tutto era partito lo scorso anno quando la Corte di Giustizia Europea aveva stabilito che i prodotti a base vegetale non potessero usare la parola «latte» per indicare la loro natura. Da allora i produttori europei si sono ingegnati con termini più precisi ma meno d’impatto commerciale come «bevanda a base di» o ancora «estratto» e in rari casi «succo».

La situazione si complica ora visto che il bando della nomenclatura si sta espandendo al mondo della carne. I produttori dovranno dare fondo a tutta la loro creatività per descrivere i loro prodotti con qualcosa di meglio di «agglomerato di vegetali» visto che termini come, veggie burger, hamburger, filetto, salsiccia, bistecca, bacon e altri ancora, saranno per legge riservati ai prodotti di origine animale. Il «bando» è esteso anche ai prodotti caseari come i formaggi, quindi niente più «mozzarelle» vegetali.

Una questione quasi interamente europea

Il problema è (quasi) interamente europeo. Negli Stati Uniti è in corso una causa per il divieto dell’utilizzo della parola «carne» (meat, in inglese) per quei prodotti a base di cellule animali coltivate in laboratorio, eppure ancora nessuno nel parlamento a Stelle e Strisce ha pensato bene di limitare l’utilizzo di alcuni vocaboli per descrivere prodotti vegetali. Resta ora da vedere se il bando di termini legati alla carne avvenuta in Francia prenderà piede anche nel resto dell’Unione Europea.

Difesa dei consumatori e praticità d’uso

A sostegno della campagna contro l’utilizzo improprio dei termini vi è la difesa del consumatore e l’idea che l’utilizzo di alcune parole possa risultare fuorviante al momento dell’acquisto. Può veramente chiamarsi salsiccia se non c’è della carne? Eppure rimane il problema di cosa è troppo e cosa è troppo poco. Se da un lato è comprensibile la volontà di tutelare chi acquista da maliziose strategie di marketing, resta pur vero che il divieto di certi termini può frenare un mercato in crescita. Un mercato che risulta, conti alla mano, il più sostenibile per il pianeta.

Dopotutto, anche nella mente di chi acquista, un conto è comprare una salsiccia veg, un altro è comprare una oblunga pressatura di vegetali variegati. Anche noi, nel nostro piccolo, ci siamo trovati più volte in difficoltà nel dover parlare di «latte» vegetale preferendo l’immediatezza e la facilità di lettura di un termine di cinque lettere piuttosto che un più preciso ma di complicato utilizzo «bevanda a base di». Difficile pensare anche ad un compromesso. Per ora l’unica alternativa è adeguarsi nell’attesa che il linguaggio faccia il suo corso e si arrivi ad un termine in grado di descrivere un «medaglione di vegetali» tanto bene quanto «burger».


denis venturi
Denis Venturi
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Laureato in Scienze Politiche e Comunicazione Pubblica, ha lavorato in radio e nel tempo libero si dedica alla scrittura creativa. Da sempre appassionato di cultura, scienza e tecnologia è costantemente a caccia di nuove curiosità in grado di cambiare il mondo in cui viviamo.
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