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Le poesie più belle sull’alba

Le poesie più belle sull’alba

Da Emily Dickinson a Luigi Pirandello andiamo scoprire insieme alcune delle poesie più belle mai scritte nel tempo sull’alba.

Sull’alba e sulla sua bellezza sono state scritte nel corso dei secoli poesie straordinarie. Alcuni autori hanno insistito sui colori unici che il cielo assume durante tale fenomeno, mentre altri si sono concentrati sulla capacità che il momento del sorgere del sole ha di dare speranza e di donare serenità. Andiamo allora a scoprire insieme alcuni dei componimenti più suggestivi dedicati a quella che i greci chiamavano Aurora dalle rosee dita.

Le poesie più belle sull’alba
@envatoelements

Le poesie sull’alba 

“Non sapendo quando l’alba possa venire” di Emily Dickinson 

Non sapendo quando l'alba possa venire 
lascio aperta ogni porta, 
che abbia ali come un uccello 
oppure onde, come spiaggia.

“Alba” di Luigi Pirandello 

Vedi tu come, non ancor dal fumo 
dei pensieri il cervello annebbiato, 
al tuo spirito (l’alba t’ha destato) 
io vita, io mondo un altro aspetto assumo? …. 

Ti parlerò meglio all’aperto: vieni! 
fuori le porte de l’a te funesta 
città! Slarga il tuo petto intanto a questa 
aura ristoratrice. Ecco i miei beni: 

l’aria, il verde, la luce… non le case 
degli uomini ammucchiate! non le oscure 
chiese, o le sedi socïali impure, 
d’ogni viltà, d’ogni miseria invase! 

Ben venga a te, che questa mane, avanti 
che il sol nascesse, abbandonavi il letto; 
e fuori or vieni insolito diletto 
a trâr da me, come da strani incanti. 

Guarda! Nel sogno de la terra assorti, 
sorgono a l’aria gli alberi: li scuote 
invano il vento, invano li percuote 
la pioggia… Forte, come lor son forti, 

non sei tu in me! Nel grembo mio profondo 
stendi le tue radici. Tu potrai 
vivermi sempre, non morir giammai, 
abbracciar tutto e divenire il mondo! 

Non tendi a questo? Gli alberi tue membra 
saran; la terra, il corpo; in ogni fiume 
le tue vene, il tuo spirito nel lume 
del dí vedrai… Già divenir ti sembra 

quel che vedi… Lo senti? Orbene, questo 
che tu senti son io: sono te stesso; 
di me tu vivi, io di te vivo. 
Adesso ritorna in mezzo agli uomini modesto, 

ne la città rientra. Primavera 
nuova presto verrà. Bisbiglia intanto 
a chi ti passa triste e fosco a canto, 
come un augurio, ne l’orecchio: – Spera.

“Mattutino” di Louise Glück 

Non solamente il sole ma la terra 
stessa splende, fuoco bianco 
che balza dalle montagne vistose 
e la strada piatta 
tremolante di primo mattino: è questo 
solo per noi, per provocare 
una risposta, o sei anche tu commosso, incapace 
di controllarti 
in presenza della terra? ... Mi vergogno 
di quello che pensavo tu fossi, 
distante da noi, considerandoci 
un esperimento: è 
cosa amara essere 
l’animale sostituibile, 
cosa amara. Caro amico, 
caro compagno tremante, cosa 
ti sorprende di più in quel che provi, 
il bagliore della terra o il tuo stesso piacere? 
Per me, sempre 
il piacere è la sorpresa.

“Alba” di Giorgio Caproni 

Amore mio, nei vapori d’un bar 
all’alba, amore mio che inverno 
lungo e che brivido attenderti! Qua 
dove il marmo nel sangue è gelo, e sa 
di rinfresco anche l’occhio, ora nell’ermo 
rumore oltre la brina io quale tram 
odo, che apre e richiude in eterno 
le deserte sue porte? … Amore, io ho fermo 
il polso: e se il bicchiere entro il fragore 
sottile ha un tremitìo tra i denti, è forse 
di tali ruote un’eco. Ma tu, amore, 
non dormi, ora che in vece la tua già il sole 
sgorga, non dirmi che da quelle porte 
qui, col tuo passo, già attendo la morte.

“Il sorgere del sole” di John Donne 

Vecchio stolto faccendiere, sole dissennato, 
perché così, 
attraverso vetri e tende vieni a visitarci? 
Le stagioni degli amanti devono volgere 
ai tuoi movimenti? 
Sfacciato dannatissimo pedante, va a strapazzare 
gli scolari in ritardo, i garzoni inveleniti, 
va a dire ai cacciatori: il Re vuole cavalcare, 
chiama le formiche dei campi alle fatiche del raccolto,
immutabile l’amore non conosce climi e stagioni, 
non giorni, mesi, e ore, del tempo solo i brandelli.

Perché pensi che i tuoi raggi 
siano tanto potenti e venerandi? 
Con un battito di ciglia potrei eclissarli, 
obnubilarli, se non che non vorrei 
non vedere lei tanto a lungo. 
Se i suoi occhi non hanno accecato i tuoi, 
guarda, e domani quando è tardi dimmi 
se le Indie delle spezie e delle miniere 
sono dove le lasciasti, o sono qui da me. 
Chiedi dei Re che hai visto ieri, 
ti sarà detto, che giacciono tutti qui in un letto. 

Lei è tutti gli stati, io sono tutti i principi, 
nient’altro esiste. 
A paragone i principi non recitano che la nostra parte,
ogni onore è mimica, ogni ricchezza è alchimia. 
Tu sei felice, oh sole, molto meno di noi, 
in cui il mondo si è così contratto; 
la tua età richiede agi, il tuo compito 
è di scaldare il mondo – scaldaci, ed è fatto. 
Splendi su noi e sarai dovunque, 
questo letto è il tuo centro, queste pareti la tua sfera.


Alice Facchini
Alice Facchini
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Laureata in Filosofia, credo fermamente che ogni sfaccettatura del sapere umano meriti di essere inseguita. Amo la lettura, gli animali e la natura e penso che solo continuando a farsi domande sia possibile mantenere uno sguardo vigile sul mondo.
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Laureata in Filosofia, credo fermamente che ogni sfaccettatura del sapere umano meriti di essere inseguita. Amo la lettura, gli animali e la natura e penso che solo continuando a farsi domande sia possibile mantenere uno sguardo vigile sul mondo.
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