Le poesie più belle sull’alba

Sull’alba e sulla sua bellezza sono state scritte nel corso dei secoli poesie straordinarie. Alcuni autori hanno insistito sui colori unici che il cielo assume durante tale fenomeno, mentre altri si sono concentrati sulla capacità che il momento del sorgere del sole ha di dare speranza e di donare serenità. Andiamo allora a scoprire insieme alcuni dei componimenti più suggestivi dedicati a quella che i greci chiamavano Aurora dalle rosee dita.

Le poesie sull’alba
“Non sapendo quando l’alba possa venire” di Emily Dickinson
Non sapendo quando l'alba possa venire
lascio aperta ogni porta,
che abbia ali come un uccello
oppure onde, come spiaggia.
“Alba” di Luigi Pirandello
Vedi tu come, non ancor dal fumo
dei pensieri il cervello annebbiato,
al tuo spirito (l’alba t’ha destato)
io vita, io mondo un altro aspetto assumo? ….
Ti parlerò meglio all’aperto: vieni!
fuori le porte de l’a te funesta
città! Slarga il tuo petto intanto a questa
aura ristoratrice. Ecco i miei beni:
l’aria, il verde, la luce… non le case
degli uomini ammucchiate! non le oscure
chiese, o le sedi socïali impure,
d’ogni viltà, d’ogni miseria invase!
Ben venga a te, che questa mane, avanti
che il sol nascesse, abbandonavi il letto;
e fuori or vieni insolito diletto
a trâr da me, come da strani incanti.
Guarda! Nel sogno de la terra assorti,
sorgono a l’aria gli alberi: li scuote
invano il vento, invano li percuote
la pioggia… Forte, come lor son forti,
non sei tu in me! Nel grembo mio profondo
stendi le tue radici. Tu potrai
vivermi sempre, non morir giammai,
abbracciar tutto e divenire il mondo!
Non tendi a questo? Gli alberi tue membra
saran; la terra, il corpo; in ogni fiume
le tue vene, il tuo spirito nel lume
del dí vedrai… Già divenir ti sembra
quel che vedi… Lo senti? Orbene, questo
che tu senti son io: sono te stesso;
di me tu vivi, io di te vivo.
Adesso ritorna in mezzo agli uomini modesto,
ne la città rientra. Primavera
nuova presto verrà. Bisbiglia intanto
a chi ti passa triste e fosco a canto,
come un augurio, ne l’orecchio: – Spera.
“Mattutino” di Louise Glück
Non solamente il sole ma la terra
stessa splende, fuoco bianco
che balza dalle montagne vistose
e la strada piatta
tremolante di primo mattino: è questo
solo per noi, per provocare
una risposta, o sei anche tu commosso, incapace
di controllarti
in presenza della terra? ... Mi vergogno
di quello che pensavo tu fossi,
distante da noi, considerandoci
un esperimento: è
cosa amara essere
l’animale sostituibile,
cosa amara. Caro amico,
caro compagno tremante, cosa
ti sorprende di più in quel che provi,
il bagliore della terra o il tuo stesso piacere?
Per me, sempre
il piacere è la sorpresa.
“Alba” di Giorgio Caproni
Amore mio, nei vapori d’un bar
all’alba, amore mio che inverno
lungo e che brivido attenderti! Qua
dove il marmo nel sangue è gelo, e sa
di rinfresco anche l’occhio, ora nell’ermo
rumore oltre la brina io quale tram
odo, che apre e richiude in eterno
le deserte sue porte? … Amore, io ho fermo
il polso: e se il bicchiere entro il fragore
sottile ha un tremitìo tra i denti, è forse
di tali ruote un’eco. Ma tu, amore,
non dormi, ora che in vece la tua già il sole
sgorga, non dirmi che da quelle porte
qui, col tuo passo, già attendo la morte.
“Il sorgere del sole” di John Donne
Vecchio stolto faccendiere, sole dissennato,
perché così,
attraverso vetri e tende vieni a visitarci?
Le stagioni degli amanti devono volgere
ai tuoi movimenti?
Sfacciato dannatissimo pedante, va a strapazzare
gli scolari in ritardo, i garzoni inveleniti,
va a dire ai cacciatori: il Re vuole cavalcare,
chiama le formiche dei campi alle fatiche del raccolto,
immutabile l’amore non conosce climi e stagioni,
non giorni, mesi, e ore, del tempo solo i brandelli.
Perché pensi che i tuoi raggi
siano tanto potenti e venerandi?
Con un battito di ciglia potrei eclissarli,
obnubilarli, se non che non vorrei
non vedere lei tanto a lungo.
Se i suoi occhi non hanno accecato i tuoi,
guarda, e domani quando è tardi dimmi
se le Indie delle spezie e delle miniere
sono dove le lasciasti, o sono qui da me.
Chiedi dei Re che hai visto ieri,
ti sarà detto, che giacciono tutti qui in un letto.
Lei è tutti gli stati, io sono tutti i principi,
nient’altro esiste.
A paragone i principi non recitano che la nostra parte,
ogni onore è mimica, ogni ricchezza è alchimia.
Tu sei felice, oh sole, molto meno di noi,
in cui il mondo si è così contratto;
la tua età richiede agi, il tuo compito
è di scaldare il mondo – scaldaci, ed è fatto.
Splendi su noi e sarai dovunque,
questo letto è il tuo centro, queste pareti la tua sfera.
