Cosa ci dice la poesia di Giorgio Caproni su ecologia e natura

Nel corso della sua produzione poetica, Giorgio Caproni indaga più volte la relazione tra il poeta e l’ambiente naturale, focalizzandosi non solo sui singoli elementi da cui trae ispirazione ma riflettendo anche sulla forza distruttrice dell’uomo sulla natura. La poesia Versicoli quasi ecologici, contenuta nella raccolta di versi “Res amissa”, è più attuale che mai, perché l’amore per la natura non basta: serve rispetto, coscienza, riflessione e azione.

“Versicoli quasi ecologici” di Giorgio Caproni
Non uccidete il mare,
la libellula, il vento.
Non soffocate il lamento
(il canto!) del lamantino.
Il galagone, il pino:
anche di questo è fatto
l’uomo. E chi per profitto vile
fulmina un pesce, un fiume,
non fatelo cavaliere
del lavoro. L’amore
finisce dove finisce l’erba
e l’acqua muore. Dove
sparendo la foresta
e l’aria verde, chi resta
sospira nel sempre più vasto
paese guasto: Come
potrebbe tornare a essere bella,
scomparso l’uomo, la terra.
Quando la poesia incontra la natura
Il poeta ligure descrive, con pochi ma significativi versi, l’azione dell’uomo sulla natura. Un’azione che racchiude parole molto forti come “uccidere”, “soffocare” o “fulminare”. Parole ben lontane dall’amore, di cui invece la natura è portatrice fin “dove finisce l’erba e l’acqua muore”. Il mare, il vento, il fiume, gli animali: questi elementi non sono più solo ispirazione per il poeta, bisogna tutelarli a discapito dell’avidità dell’uomo. Versi che risuonano come un ammonimento nei confronti dell’uomo, ma che sono più come un saggio consiglio alle generazioni future o un vademecum sull’ecologia.
Ancora una volta la poesia, con semplici ma incisive parole, ci ricorda quanto la natura sarebbe bella senza l’intervento dell’uomo. Oggi questa poesia ci invita a non agire con crudeltà nei confronti della natura e del suo ecosistema, a stare attenti alle conseguenze, a non inquinare i nostri mari e i nostri fiumi e a non premiare chi tratta con superficialità l’ambiente. Perché niente è peggio dell’arroganza e della superficialità con cui l’uomo reca danni incommensurabili alla natura per guadagni o per motivi di poca importanza.
Ma l’amore è per il poeta una speranza per chi resta e per chi verrà, perché laddove le azioni non arrivano ci penserà la poesia ad aprire gli occhi e rendere consapevoli del mondo che ci circonda.
