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L'anima vegana dei casoncelli bresciani

L'anima vegana dei casoncelli bresciani

Quando si parla di casoncelli bresciani, e in generale dei casoncelli in realtà, le teorie sulla loro origine e paternità si inseguono senza certezze. Alcune fonti però raccontano una versione vegana della vicenda.

Una delle storie più affascinanti che ci sia capitata di leggere sui casoncelli bresciani, e in particolari quelli di Longhena, vorrebbe la loro origina completamente priva di ingredienti animali. Oggi la definiremmo vegana, ma la ricetta sembrerebbe essere nata con uno spirito superstizioso direttamente nel Medioevo. Insomma, dopo avervi raccontato del casoncello di Barbariga oggi è il turno di quello bresciano e della sua strana e particolare storia.

Medioevo e pestilenze

Il Medioevo fu per molti versi uno dei periodi più duri per la nostra salute, tanto che nell’arco dei secoli diverse pestilenze e malanni che piegarono e indebolirono fortemente la popolazione. L’unica speranza a cui il popolo poteva aggrapparsi era solitamente la Chiesa, motivo per cui le istituzioni ecclesiastiche avevano una forte presa soprattutto sui più poveri.

Nel pieno della sua controriforma, per intenderci durante la caccia alle streghe e l’inquisizione, iniziò a pensare che quelle malattie fossero dovuto al cibo che abitualmente veniva consumato dalla popolazione. Fu così che si decise di imporre una fortissima restrizione alimentare, che colpì in primis le fasce più povere del popolo. Nessun ingrediente di origine animale poteva più essere consumato, situazione che indusse prolungati periodi di digiuno nella popolazione, in particolare durante i mesi invernali.

Riconoscere la tradizione

Mentre i più ricchi continuavano a consumare i piatti più raffinati gli strati sociali più bassi inventarono ricette per per sfruttare il meglio possibile gli ingredienti a disposizione, senza rinunciare al gusto nonostante l’assenza della carne. Più una popolazione era credente più saldamente si muoveva secondo i dettami della chiesa, e quella di Longhena lo era particolarmente.

Arriviamo così ai casoncelli bresciani, quelli del comune di Longhena appunto, che sembrerebbe gli unici ad aver mantenuto la tradizionale assenza l’uovo nell’impasto, proprio per le indicazione della Chiesa durante il Medioevo. Riconoscere i più tradizionali quindi è facile: la sfoglia è sottilissima e va preparata molto velocemente in modo che non si secchi. Il suo colore tende al bianco, non al giallo, visto la mancanza dell’uovo. Sul ripieno si può discutere, visto che variava a seconda delle stagioni.


REDAZIONE
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Raccontare e spiegare cibo, sostenibilità, natura e salute. Un obiettivo più facile a dirsi che a farsi, ma nella redazione di inNaturale non sono queste le sfide che scoraggiano. Siamo un gruppo di giovani affiatati in cerca del servizio perfetto, pronti a raccontarvi le ultime novità e le storie più particolari.

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