La lince sta per tornare sulle Alpi Giulie

Prima scomparsa, poi reintrodotta, poi di nuovo minacciata. Quella della lince sulle Alpi è una storia un po' sofferta. Specialmente nel caso delle Alpi italiane, dove la lince eurasiatica è ancora classificata come “In pericolo” anche se, a livello globale, è considerata a “Rischio minimo”. Ma oggi, forse, qualcosa sta per cambiare: grazie ad un nuovo progetto internazionale, questo storico felino sta per tornare anche in Italia.

I progetti del passato
Fra perdita di habitat, e caccia intensiva diretta o alle sue prede, la lince scomparve dalle Alpi fra 19° e 20° secolo. Negli anni ’70 arrivarono i primi progetti di reintroduzione, riproposti poi nei primi anni 2000. In Italia, nel 2014, prese il via il progetto ULyCA (Urgent Lynx Conservation Action), che portò alla reintroduzione di 2 esemplari nel Friuli-Venezia Giulia. Ultimo sulla lista, il progetto europeo “Life Lynx” del 2017 (e tuttora in corso), che ha coinvolto Italia, Slovenia, Croazia, Romania e Slovacchia insieme.
Tuttavia, fra i pochi individui rimasti, la scarsa variabilità genetica, e la mancanza di collaborazione internazionale, almeno in Italia questi progetti non hanno risollevato la popolazione della lince. Oggi, infatti, su 200 esemplari che si stimano in tutte le Alpi, appena 2-3 sono stanziali su quelle italiane.
La lince eurasiatica farà ritorno sulle Alpi italiane
Oggi il nuovo progetto ULyCA2 punta proprio a questo: far tornare anche sulle Alpi italiane la lince eurasiatica, il mammifero più raro in Italia. Nato come una collaborazione fra WWF, Carabinieri Forestali, Regione Friuli-Venezia Giulia e associazioni venatorie locali, e allineato con “Life Lynx”, si pone l’obbiettivo di risollevare la popolazione di linci fra i Monti Dinarici e le Alpi Sud-Orientali.
Cinque linci saranno prelevate in Svizzera (Giura), Romania (Carpazi) e Croazia (Monti Dinarici) e, fra marzo e aprile, saranno rilasciate nella Foresta di Tarvisio, nel Friuli-Venezia Giulia. In questo modo, il mix di varie sub-popolazioni consentirà di aumentare la variabilità genetica. E il luogo, già scelto in occasione di ULyCA, sarà strategico perché è un corridoio faunistico importante fra Alpi e Balcani, e uno spartiacque fra Alpi Giulie, Carniche e Caravanche.

Un monitoraggio a doppio senso
Se la prima fase sarà quella della cattura e la seconda quella del rilascio, la terza sarà quella del monitoraggio. Un monitoraggio a doppio senso, fra l’altro.
Nel corso degli anni l’ecosistema delle Alpi è cambiato, per la lince. Per esempio, è diminuita la popolazione di caprioli, però è aumentata quella di cervi, quindi sono un po' cambiate le sue prede. Perciò, tramite collari GPS, fototrappole e campioni genetici non si monitorerà soltanto la popolazione di lince e suoi effetti sull’ecosistema, ma anche quelli dell’ecosistema sul felino.
