Le condizioni meteo estreme possono trasformare le foreste tropicali da serbatoi di carbonio a fonti di gas serra.
Le foreste tropicali come la foresta Amazzonica sono spesso chiamate i «polmoni verdi» del pianeta: vere campionesse nella lotta alla crisi climatica grazie alla capacità di agire come serbatoi, assorbendo anidride carbonica dall’atmosfera più rapidamente di quanta ne emettono. Eppure le sempre più frequenti anomalie climatiche e fenomeni estremi come quello di El Niño starebbero compromettendo la capacità delle foreste di assorbire CO2, trasformandole addirittura da serbatoi a produttori di gas serra. A sostenerlo un recente studio sulla foresta amazzonica condotto dall’Università di Leeds e pubblicato sulla rivista Nature Climate Change.
Fenomeni climatici estremi: cos’è El Niño?
L'El Niño è un singolare evento climatico che si verifica quando le temperature della superficie del mare nell'Oceano Pacifico aumentano rapidamente, innescando un cambiamento significativo nel sistema climatico mondiale. L'El Niño è salito alle cronache nel 2015 e nel 2016, quando la sua presenza risultò in un clima eccezionalmente caldo per l'America del Sud. Un evento simile è in corso anche nel 2023.
Amazzonia serbatoio di carbonio
Negli ultimi 30 anni di monitoraggio, la foresta amazzonica ha funzionato come da aspettative, vale a dire, agendo come serbatoio di carbonio e catturando CO2 dall’atmosfera. Eppure, secondo la dottoressa Amy Bennett, dell'Università di Leeds che ha condotto la ricerca, nel 2015-2016, quando El Niño ha causato siccità e portato in Sud America le temperature più calde mai registrate, le foreste tropicali del continente non sono più state in grado di funzionare come serbatoi.
Gli alberi dell'Amazzonia sono particolarmente sensibili ai cambiamenti di temperatura e alla disponibilità d'acqua, e con entrambe gli elementi di stress a colpire severamente per via di El Niño, si è registrata un aumento massiccio della mortalità degli alberi. Dei 123 siti studiati, 119 hanno subito un aumento medio delle temperature mensili di 0,5°C, mentre 99 siti hanno anche sofferto deficit idrici. Dove c'era più caldo, c'era anche più siccità.
Foreste tropicali: da «assorbitori» a produttori di gas serra
I ricercatori hanno calcolato che, prima di El Niño, i siti studiati stavano immagazzinando e sequestrando circa 0,33 tonnellate di carbonio per ettaro ogni anno. La cifra è scesa a zero con le condizioni più calde e secche pervenute durante El Niño. Secondo gli scienziati questo suggerisce come alcuni alberi stanno già operando ai limiti delle condizioni tollerabili.
Secondo Beatriz Marimon dell'Università dello Stato del Mato Grosso in Brasile che ha collaborato alla ricerca: «Gli alberi potrebbero essere passati dall'accumulo di carbonio alla sua emissione», come a dire, le foreste rischiano di diventare produttori di gas serra.
Stop deforestazione: lasciare indisturbate le foreste
Tra i ricercatori resta comunque un velo di ottimismo, non si tratterebbe infatti di un fenomeno diffuso su tutta la foresta. L'aumento della mortalità degli alberi è stato osservato principalmente nelle regioni più secche ai margini dell’Amazzonia, dove le aree verdi erano già frammentate. A contribuire agli effetti più negativi della crisi climatica sulle foreste tropicali è anche la deforestazione che intensifica le condizioni ambientali, rendendole ancora più secche e calde, e portando agli estremi gli effetti de El Niño. La sfida principale, spiegano i ricercatori, rimane assicurare che le foreste rimangano indisturbate. Se così fosse, i dati indicano che l’Amazzonia potrà persistere nel suo ruolo di serbatoio di carbonio, mitigando l'avanzamento dei cambiamenti climatici.