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Insalata russa: l'origine di uno degli antipasti più amati in assoluto

Insalata russa: l'origine di uno degli antipasti più amati in assoluto

L’insalata russa è uno dei piatti classici del periodo di Natale, ma la sua origine non è così scontata come lascia intuire il nome

Quando si pensa agli antipasti, l’insalata russa è il primo piatto che viene in mente. Questo è ancora più vero durante i banchetti delle feste di Natale. Quasi sempre sulle tavole decorate a festa c’è una bella ciotola piena di questo mix di maionese e verdure. Per gli amanti della ricetta è veramente difficile non esagerare con le porzioni. E, tra un crostino e l’altro, spesso nelle menti dei commensali si fanno largo dei dubbi: ma si chiama così perché viene dalla Russia? Ecco qual è l'origine di questo antipasto.

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Foto: @Pxfuel

L'origine dell'insalata russa

Sulla questione dell'origine dell'insalata russa ci sono varie teorie. La versione ufficiale della storia dell’insalata russa porta proprio nel Paese che fu degli zar. La paternità del celebre piatto freddo è di Lucien Olivier, cuoco russo di origine belga che aprì un ristorante di cucina francese, riadattata ai gusti dei cittadini russi, a Mosca. L’Hermitage - questo il nome del prestigioso locale - inaugurò nel 1964 e restò aperto fino al 1917, anno della Rivoluzione russa.

Per stupire i suoi facoltosi ospiti, tra i quali molti oligarchi moscoviti, Olivier decise di sperimentare un pastiche di petti di pernici, quaglie e code di gamberi ricoperti da gelatina e maionese (a quei tempi poco nota in Russia) accompagnato, a scopo decorativo, da patate, tartufi, sottaceti e uova sode. Un elenco di ingredienti molto diverso da quelli che conosciamo. Ma l’impiattamento ordinato ed elegante dello chef venne banalizzato dai commensali, i quali mescolarono tutto durante il pasto. Olivier, molto orgoglioso, si offese e come provocazione iniziò a servire la versione "disordinata" del piatto. Fu questa che si diffuse in tutta Mosca.

Com’è cambiata la ricetta

La ricetta, custodita gelosamente dal cuoco, presto si diffuse. Si racconta che un suo ex dipendente andò a lavorare in un altro ristorante, rivelandola al nuovo padrone. Questi iniziò a servirla con il nome "insalata della capitale". Il risultato, però, non fu lo stesso, soprattutto per via degli ingredienti usati. Olivier sceglieva prodotti raffinati, per lo più francesi (aceto di vino, senape e olio d'oliva della Provenza). Con la sua morte e la Rivoluzione russa (1917) la ricetta iniziò a subire dei cambiamenti.

Furono introdotti la lingua di vitello e i cetrioli, poi il caviale, i capperi e la polpa di granchio. La gelatina, invece, fu eliminata. Con la Rivoluzione, gli ingredienti più costosi cominciarono a scarseggiare. Prese così piede l’insalata della capitale, che prevedeva il pollo al posto delle pernici e le carote grattugiate in sostituzione del granchio. I piselli in scatola rimpiazzarono, invece, caviale, capperi e sottaceti.

Le storie italiane

Accanto a questa versione "ufficiale", ne esistono altre. Alcune risalgono addirittura al ‘500 e sono legate all’Italia. Tra queste, la leggenda secondo cui quando Bona Sforza, figlia del duca di Milano, diventò regina di Polonia (dopo il matrimonio con Sigismondo I), i suoi cuochi di corte crearono un piatto freddo di verdure miste, che successivamente fu arricchito con la maionese. Un’ipotesi alternativa sostiene invece che, prima di arrivare in Russia, l’insalata russa si era diffusa in Francia nel periodo di Caterina de' Medici, trasferitasi nel paese transalpino nel 1533 con i cuochi personali. Sarebbero stati loro a introdurre la ricetta insieme ad altri piatti patriottici.

C’è anche un’altra pista che collega il piatto al nostro Paese e passa dal Piemonte. Qui, nell’‘800 esisteva un’insalata rusa (cioè rossa), chiamata così perché realizzata con le barbabietole. Secondo alcune fonti, il piatto sarebbe stato proposto da un cuoco di corte dei Savoia, in occasione della visita dello zar in Italia, alla fine del 18° secolo. Insieme a carote e patate, prodotti coltivati in Russia, venne usata la panna in rappresentazione della neve tipica del Paese orientale. Allo zar sarebbe piaciuta così tanto che se lo portò in patria dove sarebbe stato reso famoso.

Non tutti la chiamano insalata russa

Un’ulteriore versione dell'origine dell'insalata russa riporta che il nome non sarebbe legato al luogo geografico di nascita, ma al "servizio alla russa", ovvero un tipo di pasto in cui le portate venivano servite tutte insieme sulla tavola. Questo concetto del “tutto insieme” potrebbe essere stato rubato per descrivere il "disordine" della preparazione all’italiana.

Molto probabilmente sono i presunti legami con il nostro Paese ad aver portato il piatto ad affermarsi con il nome di "insalata italiana" in paesi come la Germania, la Danimarca, la Norvegia e la Finlandia. In Lituania, invece, è l’"insalata bianca", mentre in Croazia, Slovenia e Ungheria la chiamano "insalata francese". E in Russia? Lì porta il nome di colui che risulta l'inventore ufficiale, "insalata alla Olivier".


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Raccontare e spiegare cibo, sostenibilità, natura e salute. Un obiettivo più facile a dirsi che a farsi, ma nella redazione di inNaturale non sono queste le sfide che scoraggiano. Siamo un gruppo di giovani affiatati in cerca del servizio perfetto, pronti a raccontarvi le ultime novità e le storie più particolari.

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