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Il meglio del meglio: quando l'olio Evo é anche Bio

Il meglio del meglio: quando l'olio Evo é anche Bio

Noi italiani, si sa, siamo sempre sospesi tra il serio e il faceto, qualità che bene o male ci invidiano in tutto il mondo, eppure c’è qualche argomento sul quale anche noi si scherza poco. Uno di questi è sicuramente l’olio di oliva.

Noi italiani, si sa, siamo sempre sospesi tra il serio e il faceto, qualità che bene o male ci invidiano in tutto il mondo, eppure c’è qualche argomento sul quale perfino noi scherziamo molto poco. E uno di questi è sicuramente l’olio di oliva.

Questione di verginità

Un parametro sicuramente importante quando si parla della qualità di un olio d’oliva è la “verginità”, che potremmo immaginare come la tendenza di un olio ad avere la qualità e i profumi quanto più possibili simili alla polpa dell’oliva, fresca e integra, da cui deriva. Su questa caratteristica influiscono molti fattori, come una separazione poco riuscita dell’olio dai suoi residui solidi o acquosi, uno stress di natura termica o fisica durante la lavorazione, o prima ancora le olive raccolte troppo tardi e conservate male tanto da far cominciare qualche processo fermentativo indesiderato. Altri problemi possono incorrere una volta che la bottiglia raggiunge casa nostra, dove può finire in luoghi sconsigliati, per esempio esposta a luce o fonti di calore.

Perchè bio?

Ultimamente la ‘chimica’ non è vista sicuramente di buon occhio, tanto più che giorno dopo giorno si riscoprono tecniche e sapori che con la moderna industria alimentare hanno poco a che fare. Quando si tratta di olio poi le preoccupazioni diventano forse ancora più concrete, poiché un prodotto così curato e coccolato dalla pianta al frantoio fino alle nostre tavole dovrebbe anche garantire l’assenza dei prodotti chimici non strettamente necessari. Per evitare che degli indesiderati residui di prodotti chimici alterino l’olio, tipicamente ‘una spugna’ per odori e sostanze estranee, si controlla il loro utilizzo attraverso una certificazione biologica. I vantaggi alla fine ci sono: evitare il più possibile l’impiego di sostanze chimiche di sintesi nella coltivazione, preservare la naturale vitalità del suolo e sfruttare con sapienza e in modo ecologico i cicli naturali.

Non solo sulla pianta

Si potrebbe pensare che una volta cresciuta una pianta con tecniche biologiche la parte difficile sia esaurita ma, purtroppo, è proprio a questo punto che la faccenda diventa seria. Nei disciplinari disponibili in rete per la produzione di oli biologici o DOP l’ulivo biologico è solo la premessa, da quel momento in poi ogni passaggio della lavorazione è sottoposto a seri vincoli che vietano in maniera categorica l’utilizzo di alcuni processi, uno su tutti l’utilizzo degli enzimi. Anche il materiale che viene impiegato nella costruzione dei macchinari è messo sotto controllo, e non deve rigorosamente essere “materiale che possa dare cessioni” cioè non possa contaminare l’olio appunto cedendo odori e sapori estranei.

Si capisce che chi punta ad un prodotto che esalti la qualità delle olive di partenza abbia tutta la volontà di impiegare tecniche di lavorazione che non la alterino in alcun modo, in modo da garantire a noi, attenti consumatori, un prodotto straordinario sotto tanti punti di vista.

Fonti: Macchiadolio - Greenplanet - Naturopataonline - Wikipedia - Organiclifestylemagazine - Dailyslow


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