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Il 35% della plastica trovata nei fiumi è ancora monouso

Il 35% della plastica trovata nei fiumi è ancora monouso

In dodici fiumi italiani monitorati da Ispra il 35% dei rifiuti trovati sono ancora costituiti da plastica monouso.

Nei fiumi italiani non si trovano solo tante specie di pesci, ma anche tanta plastica monouso. E’ questo quanto emerge dai risultati dell’attività di monitoraggio condotta dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra). Purtroppo, i dati mostrano anche che c’è ancora tanto lavoro da fare per ridurre l’inquinamento provocato dalla plastica dispersa nell’ambiente.

Il 35% della plastica trovata nei fiumi è ancora monouso
@envatoelements

La plastica monouso nei fiumi italiani

Nel corso degli ultimi mesi Ispra ha analizzato quali tipologie di rifiuti inquinavano i fiumi italiani. Nello specifico, l’ente ambientale ha raccolto i dati da dodici fiumi (Adige, Agri, Magra, Misa, Neto, Ombrone, Pescara, Po, Reno, Sarno, Simeto e Tevere). In questi fiumi italiani, il 35% dei rifiuti raccolti erano costituiti da plastica monouso.

L’attività di analisi e raccolta dei rifiuti è stata realizzata con la collaborazione della Fondazione Sviluppo Sostenibile e Nauta srl. Gli operatori hanno raccolto i rifiuti galleggianti che avevano una grandezza maggiore di 2,5 cm. Non si hanno quindi aggiornamenti sulla quantità di microplastiche (frammenti microscopici di plastica con dimensioni inferiori ai 5 mm).

Tipologie di rifiuti nei fiumi italiani

I rifiuti trovati nei fiumi italiani osservati mostrano come purtroppo la dispersione ambientale di alcuni materiali sia ancora un problema. La maggior parte degli oggetti di scarto che sono stati raccolti erano costituiti da materiali di plastica (circa l’85%). Gli altri rifiuti, oltre a quelli in plastica monouso, sono oggetti in carta (5%) e in metallo (3%).

La maggior parte dei rifiuti avevano dimensioni troppo piccole per poter distinguere il settore produttivo di provenienza. Tuttavia, la maggior parte di quelli riconoscibili, erano legati alla produzione e al consumo di alimenti. Le stazioni fisse di raccolta erano posizionate nei pressi delle foci dei fiumi italiani che sono stati monitorati.

Come si muove la plastica monouso nei fiumi italiani

Il monitoraggio dei fiumi italiani eseguito da Ispra ha permesso di osservare anche come si muove la plastica monouso lungo il corso d’acqua. I ricercatori hanno inserito dei tracciatori GPS all’interno di alcuni contenitori. Questi ultimi avevano lo scopo di simulare il comportamento di un oggetto in plastica quando viene trasportato dalla corrente di un fiume.

I dati raccolti hanno mostrato che i rifiuti, tra cui quelli in plastica monouso, si spostano in maniera intermittente. Infatti, questi oggetti di scarto rimangono per lungo tempo intrappolati in alcuni punti del fiume. Questi luoghi sono chiamati aree di accumulo. In seguito ad una variazione di portata del fiume, il rifiuto riprende a muoversi.

Messa al bando della plastica monouso

Alcuni oggetti monouso in plastica sono stati messi al bando a partire dal 2021. Questo traguardo è stato raggiunto con l’entrata in vigore di una direttiva votata dal Parlamento Europeo. Tuttavia, solo alcuni oggetti in plastica sono stati messi al bando: posate, piatti, cannucce, contenitori per alimenti, bastoncini di cotone e coppe in polistirolo. Il fatto che nei fiumi italiani ci sia ancora tanta plastica monouso è indice del fatto che servono azioni più incisive.


Emmanuele Occhipinti
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Una passione per la natura coltivata fin da piccolo mi ha condotto a studiare Scienze dell’Ambiente e della Natura ma, in seguito ad un sogno rivelatorio (se si vuole credere a questa versione), mi sono ritrovato con carta, penna ed un sogno nel cassetto.
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