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Granchio nero di Providencia, un raro crostaceo dei boschi

Granchio nero di Providencia, un raro crostaceo dei boschi

Il granchio nero di Providencia è un crostaceo tipico dell’omonima isola colombiana e della vicina Santa Catalina. Vive nei boschi ed è un raro presidio Slow Food, nonché una prelibatezza in cucina.

Il granchio nero di Providencia si trova solo sull’omonima isola colombiana e sulla vicina Santa Cataline ad essa collegata tramite un ponte pedonale. Le due isole, dichiarata dall’UNESCO «Riserva della Biosfera Seaflower», ospitano questo particolare crostaceo che si nutre di frutta e vive nei boschi delle due isole. Uno dei più rari presidi Slow Food, cosi come il cacao porcelana di cui vi abbiamo già parlato, il black crab, è una vera prelibatezza in cucina ed è protagonista di diverse ricette locali.

Il granchio nero dei boschi

Le isole di Providencia e di Santa Catalina sono due gioielli incastonati nelle acqua cristalline del Mar dei Caraibi. Sono abitate dai Raizal, popolo che discende direttamente dai deportati della tratta degli schiavi tra il XVI e il XIX secolo. La cultura culinaria di questo popolo vede tra le sue ricette un protagonista prestigioso: il granchio nero. Questo crostaceo è strettamente autoctono e la sua particolarità, oltre alla livrea scura, è quella di vivere nei boschi delle isole nutrendosi di frutta. I Raizal, dotandosi di torce e lanterne, per catturarli escono principalmente di notte, quando i granchi sono più attivi.

Ma il risultato in cucina vale certamente la pena! Il granchio nero viene bollito o stufato, e servito in una moltitudine di ricette. Accompagnato dal riso, ma anche nelle empanadas, oppure nel più tipico rondón, in cui viene servito accompagnato con del pesce. La regina di tutte le ricette locali, tuttavia, è la zuppa di granchio nero con spezie come pepe e aglio, arricchita con gnocchetti preparati con farina e acqua, patate dolci e erbe aromatiche locali.

Le chele normalmente vengono tenute da parte e vendute, risultando una delle principali fonti di guadagno dell’isola. C’è tuttavia anche un lato dolente: a causa delle molte catture e della conversione della foresta in terreno agricolo la sopravvivenza di questa specie è stata messa a rischio, richiedendo l’intervento delle autorità.

Fonti: Fondazione Slow Food


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