Gatti randagi, cosa succede quando diventano un problema per la biodiversità
I gatti randagi non sono solo animali che abbiamo la tentazione di prendere con noi ma anche dei potenziali killer di specie iconiche. I felini non fanno, in realtà, nulla di male ma a volte seguendo la propria natura si trasformano in una minaccia per la biodiversità. Quando questo accade non è raro che le autorità prendano provvedimenti estremi e la Nuova Zelanda ne offre un esempio.

Gatti randagi e biodiversità
I gatti randagi possono creare problemi alla biodiversità anche se la comunità scientifica dibatte ancora su quanto effettivamente l’impatto dei felini sia significativo, soprattutto se paragonato a quello di altre minacce. Quello che è certo è che tali animali si dimostrano predatori micidiali, in grado di uccidere uccelli, piccoli mammiferi, rettili, anfibi e insetti.
Durante la caccia i gatti non fanno purtroppo distinzioni tra specie in pericolo e specie con numeri più consistenti, quindi finiscono talvolta per decimare animali vulnerabili. Dove il numero dei felini cresce in modo incontrollato, dunque, la situazione può farsi critica. Ciò risulta particolarmente vero per i contesti chiusi, come quelli delle isole, dove la fauna autoctona non ha difese. I predatori naturali dei gatti sono per altro spesso pochi.
Gatti randagi: cosa sta succedendo in Nuova Zelanda?
Quando la questione dei gatti randagi diventa un problema pressante il rischio è che le autorità arrivino a interventi drastici e la Nuova Zelanda lo sta dimostrando. Qui il Predator Free 2050 si propone di eliminare tutti i predatori che mettono a repentaglio le specie autoctone di pipistrelli, uccelli, insetti e lucertole e ora nel provvedimento sono stati inseriti anche i gatti randagi.
Nel territorio si muovono circa 2.5 milioni di felini allo stato brado e spesso questi raggiungono anche dimensioni importanti. Prima i gatti venivano cacciati su scala locale ma ora il governo ha autorizzato un programma di uccisioni legalizzate in cui si parla di utilizzare veleni a spray o esche all’interno di salsicce. Le implicazioni etiche del provvedimento stanno chiaramente facendo discutere.
Gatti randagi: cosa fare allora?
Affrontare in modo efficace ed eticamente corretto il problema dei gatti randagi si dimostra complicato ma talvolta necessario. In alcuni Paesi vengono adottati programmi di sterilizzazione favoriti dalla costituzione di colonie e si provvede a dotare i felini di microchip dove possibile. Grande responsabilità è richiesta, però, anche ai padroni di gatti domestici.
Anche se questi animali sono sempre esclusi dai provvedimenti drastici, persino in Nuova Zelanda, infatti, spesso contribuiscono ad aggravare il problema di sovrappopolamento che è alla base della minaccia alla biodiversità. Intervenire prima che il conflitto uomo-animale e la competizione tra le singole specie diventi tanto complessa da creare disagio appare l’unica strategia efficace per evitare estremismi.
I gatti, randagi e non, predano secondo una recente ricerca scientifica, circa 2.100 specie. Risulta quindi inevitabile che, dove gli equilibri si guastano a causa di prassi non regolarizzate, essi diventino una minaccia per la fauna selvatica. Anche nel nostro Paese si calcola che i felini caccino circa 200 specie diverse e i provvedimenti contenitivi sono in fase di studio.






