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Cosa sono i qanat, millenario sistema idraulico contro la siccità

Cosa sono i qanat, millenario sistema idraulico contro la siccità

È un antico sistema di trasporto idraulico che consente un uso più sostenibile dell’acqua, ecco cosa sono i qanat e come funzionano

Ancora oggi in molte zone del Medio Oriente, e in gran parte dei territori conquistati dagli arabi in tempi antichi, si possono osservare particolari costruzioni in pietra, simili a dei pozzi, detti qanat. Cosa sono i qanat? Nati e sviluppati nell’Antica Persia, trattasi di un sistema di trasporto idrico efficiente e sostenibile che, attraverso una serie di canali sotterranei, consentiva di portare acqua anche nelle zone più aride ed estreme della regione.

I qanat sono il risultato di una tecnologia idraulica tradizionale ingegnosa e non impattante sulle falde acquifere. Grazie a questi, i popoli arabi hanno coltivato riso in terreni asciutti e creato giardini rigogliosi in aree decisamente inospitali alla vegetazione. Ma vediamo meglio di cosa si tratta.

cosa sono qanat
FOTO: CC @Wikipedia

Cosa sono i qanat

È merito riconosciuto ai popoli arabi quello di aver saputo sfruttare in modo magistrale il bene più prezioso a disposizione sulla terra: l’acqua. Quella dei qanat, in particolare, è la storia di un’opera molto complessa, paragonabile in qualche modo a quella dei prodigiosi acquedotti romani.

Qanat significa letteralmente canale e i qanat sono precisamente canali sotterranei che, attraverso una fitta rete di cunicoli, sono in grado di trasportare acqua per grandi distanze, evitandone l’evaporazione. Venivano scavati appena sottoterra in modo che l’acqua dalle falde raggiungesse direttamente la superficie tramite dei pozzi regolari. Un vero e proprio sistema di trasporto pubblico dell’acqua che ha permesso lo sviluppo di civiltà in territori altrimenti deserti.

I vantaggi per l'ambiente

Nonostante la diffusione delle moderne pompe idrauliche, i qanat in Medio Oriente vengono ancora utilizzati. In Iran se ne contano circa 22mila e si sviluppano sottoterra per una lunghezza di oltre 270mila chilometri. E da qualche tempo questo antico sistema viene rivalutato e discusso anche dalle società moderne.

Nonostante la riconosciuta efficienza delle pompe meccaniche, e la possibilità di dosare la quantità d’acqua da prelevare, infatti, questo sistema impoverisce le falde acquifere ed è spesso causa del loro cedimento strutturale. I qanat, invece, si integrano perfettamente con sistemi di coltivazione controllato e prelevano acqua senza sfruttare la fonte. Inoltre, non hanno bisogno di alimentazione elettrica e, a differenza delle moderne pompe, non hanno alcun impatto inquinante sull’ambiente.

A tale prodigio dell’ingegneria proprio l’Iran nel 2005 ha dedicato un intero museo e nel 2018 per i qanat è arrivato anche il riconoscimento UNESCO che ne prevede la salvaguardia e la manutenzione.

Chi ha inventato i qanat

Qanat e costruzioni simili sono state rinvenute in Germania e nelle Americhe, ad Atacama in Perù e a Nazca in Cile. Ma inscrizioni e scavi più recenti hanno attribuito definitivamente la paternità di questa straordinaria opera ingegneristica agli antichi arabi. Siamo in Persia (moderno Iran), all’incirca all’inizio del VII secolo. Tra l’altro, in Iran i qanat sono ancora una realtà. Il sistema non è più attivo nelle grandi città, ma rifornisce ancora una fitta rete di villaggi e cittadine.

Esempi di qanat si possono trovare anche in Spagna, in Sicilia e nei territori che in passato furono sotto il dominio arabo. A Palermo i resti di queste opere sono ancora ben conservati e visitabili.


Elza Coculo
Elza Coculo
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Giornalista pubblicista, in continua formazione per attitudine, mi piace scrivere di tematiche ambientali, sostenibilità e innovazione. Attenta al presente, curiosa per il futuro, sono un’ottimista, convinta che l’unica cosa che ci renda migliori sia la volontà di migliorarsi.
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