Cos’è il caffè di zibetto, l’alternativa sostenibile degli indigeni filippini?

Per l’uomo, convivere con il resto della natura è più vantaggioso che dominarla. Lo dimostra una storia che viene dall’isola di Mindanao, nelle Filippine, che vede protagonisti indigeni, lo zibetto e il caffè. Alcune tribù locali, imparando a convivere con il mammifero, hanno dato vita a una produzione di caffè sostenibile e vantaggiosa per sé e per l’ecosistema.

Luci e ombre nell’area protetta del monte Matutum

Siamo nelle Filippine, sull’isola di Mindanao, vicino alla città di Cotabato. L’area intorno al vulcano Matutum è dichiarata protetta dal 1995, e copre 15.600 ettari, di cui 3000 di foresta primaria. Solo sulla montagna vivono 154 specie di piante e 81 specie di uccelli, fra cui alcuni endemici, come il lorichetto, la colomba dal cuore sanguinante e il beccolargo caruncolato.

Specialmente a partire dagli anni ’60, nei dintorni di quest’area è arrivata la deforestazione, fatta per far spazio, fra le tante cose, alle coltivazioni di caffè della varietà arabica. Di tutto questo ne hanno sofferto gli zibetti delle palme, che fra l’altro erano anche cacciati per la loro carne e perché dannosi per agricoltori e allevatori.

Finché si è scoperto che lo zibetto poteva anche essere sfruttato per produrre un particolare tipo di caffè. E allora la caccia nei suoi confronti, qui e in altre parti dell’Asia, ha assunto anche lo scopo di farne un animale da allevamento. Per fortuna, però, qualcuno ha capito che lasciarlo vivere in natura poteva essere ancora più vantaggioso.

Grazie allo zibetto, un prezioso caffè

L’importanza e la particolarità dello zibetto le hanno capite gli indigeni B’laan, che vivono nell’area del monte Matutum. E le ha intuite nei primi anni 2000 anche Fred Freduleces, sacerdote e pioniere in queste aree per il mercato di questo caffè.

Lo zibetto è un mammifero frugivoro, notturno, che durante la notte si ciba dei frutti di tante piante, tipo quelle native di caffè. Non ne digerisce i semi, però, che quindi espelle con gli escrementi prima di andare a dormire quando sorge il Sole. E si dà il caso che il caffè ricavato da questi semi abbia un sapore unico al mondo. È il caffè di zibetto, appunto, detto “kopi luwak” in lingua locale.

I membri delle tribù locali non catturano gli zibetti: ogni mattina vanno nel bosco a cercare i semi che hanno mangiato. Non disboscano la foresta per le piantagioni di caffè, ma usano praterie o aree già disboscate negli anni passati. E non coltivano varietà straniere, solo autoctone. E i benefici di tutto questo si vedono.

Benefici sociali e ambientali

Questo tipo di approccio ha già avuto dei benefici sociali. Il caffè di zibetto è ambito e costoso, perciò la produzione è cresciuta rapidamente, e con questa è migliorata la condizione di vita degli abitanti del posto.

E poi i benefici ambientali. Perché non tutti i semi dispersi dagli zibetti vengono raccolti, perciò quelli che rimangono fanno rigenerare ed espandere la foresta. E con questa sono cresciuti in numero altri animali, come maiali selvatici, cervi, scimmie e uccelli. Su questi aspetti ecologici mancano dati scientifici approfonditi, ma l’evidenza sotto gli occhi di chi vive in questi luoghi è già un ottimo segnale.