Stiamo cambiando abitudini per difendere l’ambiente come, ad esempio, compriamo meno carne e meno bottiglie di plastica. Il messaggio relativo ad una crisi climatica imminente starebbe finalmente mettendo radici tanto da cambiare le abitudini quotidiane della popolazione in tutto il mondo. È quanto messo in luce da una ricerca condotta dall’agenzia Kantar su oltre 65mila persone in 24 paesi del mondo tra Europa, Asia e America Latina riportata dal quotidiano britannico Independent.
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Sostenibilità: compriamo meno carne e plastica
Il tema ambientale è decisamente sentito dall’opinione pubblica con 1 intervistato su 3 preoccupato per il degrado ambientale del pianeta. A colpire tuttavia sarebbe il 16% degli intervistati che ha dichiarato di essere «eco-attivi», cioè di stare compiendo azioni quotidiane mirate di ridurre l’impatto sull’ambiente. Tra le azioni più comuni ci sarebbe proprio la riduzione degli acquisti di prodotti come carne (il 36% degli eco-attivi), bottiglie di plastica (80%) e salviettine detergenti o prodotti confezionati in plastica (66%).
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I consumatori europei sarebbero i più coinvolti in attività dirette mirate alla difesa dell’ambiente. Il primato di cittadini più attenti spetterebbe tuttavia ai cileni. Circa il 37% dei cittadini del Cile ha dichiarato di intraprendere azioni dirette per ridurre il proprio impatto. A ruota ci sarebbero i consumatori di Austria, Germania e Gran Bretagna.
Spetta alle aziende investire per difendere l’ambiente
Se comprare meno carne e bottiglie di plastica può essere un piccolo passo che ognuno di noi può compiere quotidianamente per difendere l’ambiente, secondo il 48% degli intervistati l’azione più forte dovrebbe comunque arrivare dalle aziende del settore alimentare e della distribuzione, soprattutto per quanto riguarda la riduzione delle confezioni di plastica. Tuttavia soltanto il 41% degli intervistati si è detto disponibile a pagare di più un prodotto non confezionato in plastica.
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Il 16% di persone ecologicamente attive può non sembrare una grande cifra ma, secondo gli analisti, sarebbe un numero incoraggiante che mostrerebbe come i consumatori siano pronti ad affrontare il tema della riduzione dell’impatto ambientale anche tra le corsie dei supermercati. Gran parte dell’onere resterebbe comunque su produttori e distributori, specialmente nella capacità di offrire alternative amiche dell’ambiente a prezzi competitivi.
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