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Caffè espresso italiano, ora è ufficiale la sua candidatura a Patrimonio Unesco

Caffè espresso italiano, ora è ufficiale la sua candidatura a Patrimonio Unesco

È arrivato l’ok del ministero delle Politiche agricole. A essere candidato è “il caffè espresso italiano tra cultura, rito, socialità e letteratura”

Dopo il tartufo e la pizza, l’Italia ci prova con il caffè. È stata ufficializzata dal ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali la candidatura dell’espresso italiano a Patrimonio immateriale dell'Umanità dell'Unesco. Non si parla tanto della pianta del caffè o dei suoi chicchi ovviamente, che di italiano hanno ben poco, ma dello speciale legame che la bevanda ha instaurato con il nostro Paese e i suoi cittadini nel corso della storia.

È arrivato l’ok del ministero delle Politiche agricole alla candidatura a Patrimonio immateriale dell'Umanità dell'Unesco del “caffè espresso italiano tra cultura, rito, socialità e letteratura”.

Il rito del caffè all’italiana

L’oggetto della candidatura a Patrimonio Unesco è infatti il “Rito (Arte) del Caffè Espresso Italiano Tradizionale”. In prima linea per promuovere l’iniziativa c’è il Consorzio di Tutela del Caffè Espresso Italiano Tradizionale, ente nato nel 2014 con l’obiettivo di promuovere, valorizzare e tutelare il “caffè espresso italiano tradizionale” presso gli operatori del settore, che cerca di riunire sotto il suo grande ombrello, e presso i consumatori. Una seconda proposta con lo stesso obiettivo era stata presentata dalla Regione Campania. Su invito della Commissione nazionale italiana per l’Unesco, i due dossier sono confluiti in una candidatura unitaria creando un fronte più compatto che ha portato alla prima vittoria.

"In Italia il caffè è molto di più di una semplice bevanda: è un vero e proprio rito, è parte integrante della nostra identità nazionale ed è espressione della nostra socialità che ci contraddistingue nel mondo". Così il Sottosegretario alle Politiche agricole alimentari e forestali, Gian Marco Centinaio, ha annunciato l'approvazione all'unanimità da parte del suo ministero della candidatura a Patrimonio immateriale dell'Umanità dell'Unesco de "Il caffè espresso italiano tra cultura, rito, socialità e letteratura nelle comunità emblematiche da Venezia a Napoli".

I prossimi passaggi

Ora la candidatura del caffè italiano espresso sarà trasmessa alla Commissione nazionale italiana per l'Unesco che dovrebbe approvarla e trasmetterla entro il 31 marzo alla sede centrale Unesco di Parigi. "La tazzina di espresso – ha aggiunto il sottosegretario Centinaio – rappresenta per tutti gli italiani un rito sociale e culturale che trova riscontro anche nella letteratura e che appassiona tutto il Paese, da Napoli a Venezia fino a Trieste passando per Roma e Milano. Una candidatura tanto più importante in un momento storico in cui le restrizioni dovute alla pandemia hanno penalizzato i rapporti sociali, molti dei quali avevano come cornice il bancone o il salotto all'aperto di un bar davanti a un buon caffè italiano".

A fine 2021, era stata inserita nella lista del Patrimonio immateriale dell'Umanità dell'Unesco, "l’arte italiana della ricerca del tartufo". In ambito enogastronomico, gli altri riconoscimenti arrivati per l’Italia hanno premiato "l’Arte tradizionale del pizzaiuolo napoletano", la "Dieta Mediterranea" (2013) e la "Vite ad alberello di Pantelleria" (2014).

Milioni di tazzine ogni giorno

È difficile trovare una persona che non ama il caffè espresso nel nostro Paese. Secondo Coldiretti, ogni giorno tra bar, ristoranti e locali pubblici si consumano ben 30 milioni di tazzine. Il rito del caffè fuori casa ha inoltre fato nascere usanze come quella del "caffè sospeso", un’espressione di solidarietà che consiste nel lasciare pagato un espresso per il cliente che verrà dopo, il quale magari non se lo può permettere. Insomma, il caffè in Italia è molto più di una semplice bevanda.


Marco Rizza
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Giornalista, ex studente della Scuola di Giornalismo Walter Tobagi. Osservatore attento (e preoccupato) delle questioni ambientali e cacciatore curioso di innovazioni che puntano a risolverle o attenuarne l'impatto. Seguo soprattutto i temi legati all'economia circolare, alla mobilità green, al turismo sostenibile e al mondo food

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Giornalista, ex studente della Scuola di Giornalismo Walter Tobagi. Osservatore attento (e preoccupato) delle questioni ambientali e cacciatore curioso di innovazioni che puntano a risolverle o attenuarne l'impatto. Seguo soprattutto i temi legati all'economia circolare, alla mobilità green, al turismo sostenibile e al mondo food

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