Tartufo riconosciuto Patrimonio dell’Unesco: un grande traguardo per l’Italia

Dopo anni di lavori, cerca e cavature del tartufo in Italia sono state riconosciute come parte del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Unesco. La decisione riporta l’attenzione su una pratica poco conosciuta, basata su dedizione e impegno, che ci ricorda quanto uomo e natura possano vivere in simbiosi. Le varietà di tartufo nel nostro Paese sono molte e la speranza è che il riconoscimento porti nuova linfa al turismo gastronomico.

Tartufo Patrimonio dell’Unesco
L’insieme delle conoscenze e delle pratiche tradizionali legate a cerca e cavatura del tartufo è diventato parte del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Unesco. Arrivata al termine di un percorso di 8 anni, la decisione rappresenta un riconoscimento significativo. Cerca e cavatura del tartufo sono, infatti, sinonimo di identità in 14 regioni e si configurano come pratiche poliedriche. In esse cultura locale, trasmissione orale inter-generazionale e consapevolezza dell’interdipendenza esistente tra umanità e natura si intrecciano indissolubilmente. I tartufai comprendono, allora, profondamente la necessità di tutelare gli ecosistemi e diventano alleati per l’ambiente. Tali tradizioni vengono, per altro, conservate in comunità rurali che, spesso svantaggiate in altri ambiti, diventano invece, promotrici di un’eccellenza.
Cerca e cavatura del tartufo
Il tartufo, ora indirettamente Patrimonio Unesco, è un fungo ipogeo costituito da acqua, fibre e sali minerali, considerato alimento pregiato in tutto il mondo. Esso si sviluppa in simbiosi con le radici di vari alberi, da cui guadagna profumi e aromi, ma trovarlo non è semplice. Cerca e cavatura sono, dunque, affidati al forte legame tra tartufai e cani addestrati. Il fiuto dei secondi guida, così, le persone abilitate all’ambito premio. Per estrarre i tartufi viene, poi, usato il vanghetto, uno strumento con una punta concepita per non danneggiare le radici degli alberi. Rimettere il terreno a posto per non alterare l’equilibrio naturale è parte essenziale della pratica.
Tartufo in Italia
Il fatto che le pratiche connesse a cerca e cavatura del tartufo in Italia siano diventate parte del Patrimonio Unesco non deve stupire. I terreni boschivi, umidi e freschi, sono gli ambienti preferiti di tali funghi e nel nostro Paese si contano più di 70.000 tartufai. Il Piemonte, in particolare la zona delle Langhe, risulta allora la patria del Tartufo Bianco d’Alba, ritenuto il re di questi funghi. Altre varietà di tartufo bianco crescono, però, anche nelle Marche, con la famosa Acqualagna, in Irpinia e nel Lazio. Il tartufo nero non è, poi, da sottovalutare. Norcia è il luogo di origine per eccellenza di quello Pregiato, ma Marche, Molise e Piemonte si mostrano altrettanto competitive.
L’ingresso nel Patrimonio dell’Unesco di cerca e cavatura del tartufo deve essere considerato per l’Italia vittoria e monito. In queste pratiche l’uomo torna ad adeguarsi alla natura senza possibilità di imporsi. A fare la differenza sono esperienza e pazienza. Un simile bagno di umiltà, mentre osserviamo il pianeta boccheggiare a causa nostra, non può che essere considerato istruttivo.
