L’obiettivo 15 dell’Agenda 2030 sancisce che il futuro dipende dalla capacità dell’umanità di preservare gli ecosistemi, ma il degrado avanza.
L’obiettivo 15 dell’Agenda 2030 si concentra sulla salvaguardia della “Vita sulla Terra”, ovvero sulla protezione degli ecosistemi terrestri. Fermare la deforestazione e il degrado del suolo sono considerate priorità, ma l’umanità appare in ritardo su molti dei traguardi fissati. In Italia la situazione non è meno critica e, anzi, l’ultimo rapporto ASviS mostra che il nostro Paese ha ancora molta strada da fare.
Che cosa si propone l’obiettivo 15 dell’Agenda 2030 sugli ecosistemi terrestri?
L’obiettivo 15 dell’Agenda 2030 sottolinea la necessità di “Proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell’ecosistema terrestre”. Le Nazioni Unite mirano a fermare la deforestazione e a promuovere il concreto ripristino degli ambienti già danneggiati. Un altro nemico è individuato nella desertificazione, ma lavorare per arrestare il degrado del suolo appare complicato.
Il goal pone anche l’accento sull’importanza di preservare la biodiversità, proteggendo vaste aree di territorio e garantendo il giusto supporto alle specie in via di estinzione. Ogni forma di bracconaggio e di commercio illegale di flora e fauna va, dunque, contrastata. L’introduzione di specie invasive va, quindi, combattuta. In tale ottica appare imprescindibile una redistribuzione delle risorse che tenga conto dei target fissati.
Obiettivo 15 dell’Agenda 2030: il punto sugli ecosistemi terrestri in Italia
L’ultimo report ASviS mostra che in Italia il bilancio relativo all’obiettivo 15 dell’Agenda 2030 è negativo e che la gestione sostenibile degli ecosistemi terrestri è un miraggio. A causare i maggiori problemi è l’impermeabilizzazione del suolo causata dalla copertura artificiale. Il valore nel 2021 ha toccato quota 7.1% La percentuale di territorio ad alta frammentazione ha raggiunto nello stesso anno quota 44.7%, mentre il degrado interessa il 17% del suolo nazionale.
Le differenze tra regioni rimangono, però, significative, dato che quest’ultima percentuale varia dal 3 al 28%, a seconda del luogo. Il consumo di terreni, lungi dal diminuire, è passato dai 9.7 nuovi ettari impiegati all’anno ogni 100.000 abitanti del 2020, ai 10.7 del 2021. Male anche il bilancio relativo alle aree protette, dato che oggi solo il 21.7% degli ecosistemi terrestri della Penisola vi rientra.
Cosa fare per l’obiettivo 15 dell’Agenda 2030 sugli ecosistemi?
Raggiungere l’obiettivo 15 dell’Agenda 2030 richiederà anni di lavoro, ma i dati mostrano la mancanza di progressi significativi. Le Nazioni Unite puntavano, per esempio, a fermare la deforestazione entro il 2020, ma oggi il mondo perde circa 10 milioni di ettari di foreste all’anno. Tali ecosistemi ospitano l’80% delle specie conosciute, mentre sono la base della vita di oltre 70 milioni di individui. La questione desertificazione non appare meno complicata.
L’agricoltura dà sostentamento a gran parte della popolazione mondiale, ma oggi il 52% del suolo è, in qualche misura, colpito da degrado. Il cambiamento climatico aggrava il bilancio, in un continuo circolo vizioso. L’Agenda 2030 insiste anche sull’importanza che i singoli Stati proteggano, entro l’anno limite, almeno il 30% del proprio territorio. Il fatto che il 22% delle specie conosciute sia a rischio estinzione preoccupa, però, non poco gli esperti.
L’obiettivo 15 dell’Agenda 2030 sugli ecosistemi terrestri promuove un approccio olistico. Il documento ribadisce, cioè, che il benessere di comunità e singoli passa dalla preservazione della natura, che deve essere considerata una risorsa. In Italia la consapevolezza sull’argomento sembra ben radicata. Secondo i sondaggi Ipsos riportati da ASviS, però il 66% della popolazione ritiene che la situazione non potrà che peggiorare per mancanza di interventi da parte delle autorità competenti.