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Vite maritata, dagli Etruschi una soluzione per il vino biologico

Vite maritata, dagli Etruschi una soluzione per il vino biologico

Il concetto della vite maritata è riconducibile al tempo degli Etruschi ma potrebbe trattarsi di una soluzione ideale per il vino biologico.

Quella della vite maritata è una tipologia di coltura praticata già al tempo degli Etruschi che oggi potrebbe essere reinterpretata per l’agricoltura biologica comportando diversi vantaggi per l’agricoltore. Questa tecnica rispetta la natura di rampicante della vite abbinandola a un altro albero, senza quindi prevedere la presenza di un filare. Ecco come funziona.

Cos’è la vite maritata e come si potrebbe usare nella viticoltura biologica

La coltivazione della vite maritata prevede che la pianta venga fatta sostenere da un altro albero. Come anticipato la vite è per natura un rampicante per cui per crescere necessita di un supporto. Al giorno d’oggi questo viene garantito dai filari, i quali consentono anche di tenere una certa densità di piante, a discapito tuttavia della loro capacità di resistere a molte patologie. La conformazione dei filari, infatti - per la vicinanza tra una pianta e l’altra e la tendenza delle piante a mantenersi generalmente più umide, favorisce la diffusione di malattie e infestanti.

Con la tecnica della vite maritata la vite, appunto, viene fatta crescere «aggrappata» a un’altra pianta: solitamente alberi da frutto, ma anche pioppi, aceri, olmi e ulivi. In questo modo si riscontrano interessanti vantaggi sfruttabili nella viticoltura biologica. Con la tecnica della vite maritata, infatti, la pianta rimane molto più arieggiata - grazie al supporto dell’albero d’appoggio - limitando così la proliferazione di muffe e altre infestanti. Inoltre, queste coltivazioni prevedono una densità produttiva decisamente inferiore il che risulta positivo per la salute delle piante. Queste caratteristiche si traducono nella possibilità di limitare al minimo i trattamenti e i benefici non si fermano qui.

Con la tecnica della vite maritata, infatti, si potrà coltivare l’uva e al contempo altri frutti ottenendo così un «raccolto doppio», senza escludere la possibilità di crescere anche cereali o legumi sfruttando il terreno tra un albero e l’altro. La resistenza e la particolarità di questo modo di coltivare la vite si addicono perfettamente al vino biologico e alle sue necessità anche se non esistono sono vantaggi. L’antica tecnica, infatti, rende la resa delle piante piuttosto scarsa e la raccolta difficile. Senza poi dimenticare che non va sottovalutato il rischio che il terreno risulti anche eccessivamente sfruttato. Oggi esistono alcuni produttori con qualche appezzamento ancora dedicato alla vite maritata ma sarebbe bello che questa antica e affascinante modalità venisse in qualche modo recuperata, magari proprio grazie al vino biologico.


REDAZIONE
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Raccontare e spiegare cibo, sostenibilità, natura e salute. Un obiettivo più facile a dirsi che a farsi, ma nella redazione di inNaturale non sono queste le sfide che scoraggiano. Siamo un gruppo di giovani affiatati in cerca del servizio perfetto, pronti a raccontarvi le ultime novità e le storie più particolari.

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