Tartarughe marine: il riscaldamento globale minaccia la nidificazione

Per le tartarughe marine convivere con il cambiamento climatico non è semplice e ora a rischio ci sono anche le loro possibilità di nidificazione. La minaccia è l’innalzamento del livello dei mari che sta sommergendo le spiagge in diverse parti del mondo e le prospettive future preoccupano. Uno studio pubblicato in Scientific Reports ha mostrato dati chiari e intervenire appare necessario.

Tartarughe marine, nidificazione e riscaldamento globale
A sottolineare che la nidificazione delle tartarughe marine è in pericolo ci ha pensato un team guidato da Marga Rivas. I ricercatori hanno analizzato 2.835 siti di riproduzione collocati sotto la sabbia in 7 territori tra USA, Cuba, Antille Olandesi, Ecuador, Costarica, Australia e Repubblica Dominicana. In base a diversi scenari relativi alle emissioni hanno, poi, stilato una previsione di come l’innalzamento del livello dei mari impatterà le zone.
Persino se i livelli di CO2 si rivelassero moderati le stime mostrano che tutti i terreni a basse altitudini risulterebbero vulnerabili. Entro il 2050, dunque, tutti i siti localizzati sull’isola di Raine e sull’Isola di Saona rischiano di essere sommersi. Lo stesso vale per gli spazi riproduttivi individuati sull’Isola di St. George.
Come nidificano le tartarughe marine?
L’innalzamento dei mari è una minaccia per le tartarughe marine a causa delle modalità di nidificazione. Tali rettili, infatti, scavano buche sotto la sabbia e vi depongono le uova, per poi abbandonarle a se stesse. Le tartarughe tornano a nidificare nel luogo della loro nascita e il rischio è che molti siti siano presto sommersi. Ciò minerebbe le possibilità di nascita dei piccoli. Esistono, però, differenze a seconda delle specie.
Tartarughe verdi ed embricate si arrampicano sugli scogli per raggiungere i siti di nidificazione, mentre le tartarughe liuto prediligono le spiagge basse e scelgono spazi vicini alla linea dell’alta marea. Lo studio mostra, dunque, che, entro il 2050 sull’Isola di Sant’Eustachio, nelle Antille Olnadesi, saranno vulnerabili alle inondazioni il 50% dei nidi di queste ultime, il 18% di quelli appartenenti alle seconde e il 13% di quelli delle prime.
Salvare le tartarughe marine
I nuovi dati mostrano che evitare che il riscaldamento globale diventi una minaccia troppo pressante per la nidificazione delle tartarughe marine è una priorità. Gli scienziati sottolineano che, al momento, capire come tali animali si adatteranno ai cambiamenti non è possibile. È, dunque, necessario, in primis, approfondire la ricerca.
Nel frattempo la messa a punto di strategie di conservazione adeguate appare, però, imprescindibile. Nei singoli casi bisognerà, dunque, procedere con interventi di gestione del territorio per mitigare l’erosione nei siti a rischio o ricorrere alla ricollocazione dei nidi. Un calo delle emissioni a livello globale e la riduzione dell’inquinamento devono essere considerati presupposti necessari.
I problemi di nidificazione potrebbero rendere le tartarughe marine ancora più vulnerabili di quanto lo siano oggi. Diverse specie rientrano già nella lista IUCN degli animali a rischio estinzione e la situazione è critica. Le temperature più alte sono, poi, in grado di alterare l’equilibrio e stanno facendo in modo che il numero delle femmine surclassi quello dei maschi. L’espansione del range d’azione umano e la progressiva distruzione degli habitat complicano il quadro.
