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La storia dell’anguria, il frutto che conquista la nostra estate

La storia dell’anguria, il frutto che conquista la nostra estate

Le storia dell’anguria, uno dei frutti simbolo dell’estate, ha origini più lontane di quanto si potrebbe immaginare.

Fresca e dissetante, l’anguria è uno dei frutti più consumati della stagione estiva anche per i numerosi benefici che apporta al nostro organismo. Un vero toccasana per la nostra salute, che a quanto pare era noto già molti secoli prima. Scopriamo insieme la sua storia.

Storia dell'anguria
Foto: pexels @pixabay

Storia dell’anguria, le origini

Proveniente dall’Africa tropicale, l’anguria o cocomero (da Cucurbita citrullus) era già conosciuta agli Egizi cinquemila anni fa, tanto che se ne trova traccia nei loro famosi geroglifici. Prima di essere introdotta nel Mediterraneo, l’anguria veniva quindi coltivata proprio lungo le sponde del Nilo. Ma pare che la sua coltivazione andasse oltre per approdare alla spiritualità: secondo la religione egizia l’anguria nasceva dal seme del dio Seth (divinità del deserto e dei morti) e per questo veniva usata come sostentamento per l’aldilà nelle tombe dei faraoni.

Le origini dell’anguria hanno un tempo così lontano che è molto difficile stabilire con esattezza il giorno in cui fu coltiva per la prima volta. Quello che sappiamo però da David Livingstone, un celebre esploratore dell’Africa, è che la pianta cresceva abbondantemente nel deserto del Kalahari e potrebbe aver avuto origine proprio lì. Presso la popolazione dei Beciuana, gruppo etnico dell’Africa meridionale, la pianta dell’anguria è conosciuta col nome di lerotse e ritenuta sacra grazie alle sue foglie purificanti.

L’arte a servizio della scienza

Dai pittori del 1600 a Frida Kahlo: l’anguria è stata per molto tempo un soggetto ideale per i pittori naturalisti e un oggetto simbolico per i pittori dei secoli a venire. Fino ad oggi, dove l’anguria stessa è il materiale per realizzare opere e sculture. In realtà l’anguria è stata ben più di un semplice soggetto pittorico e i quadri di età barocca ci aiutano moltissimo a capire come fosse il suo aspetto prima degli OGM.

A volte la storia dell’arte aiuta le scienze naturali. Ed è proprio quello che è successo all’Università del Wisconsin, quando un loro professore del corso di orticoltura di nome James Nienhuis ha portato a lezione la riproduzione di un quadro raffigurante natura morta del XVII secolo. Il dipinto, datato tra il 1645 e il 1672 e realizzato da Giovanni Stanchi detto Dei Fiori, raffigura una specie di cocomero mai visto fino ad ora.

L’anguria si presenta pallida e con cave da cui emerge la tipica polpa rossa, articolata però in piccole aspirali. Secondo alcune teorie, l’anguria apparteneva ad una varietà selvatica senza dubbio lontana dalle mutazioni genetiche che, purtroppo o no, hanno portato il frutto ad avere l’aspetto che oggi tutti noi conosciamo. Piccola curiosità: secondo una leggenda, l’anguria era considerata uno dei primi strumenti di gioco degli dèi. Sarà per la sua forma sferica?


Cristina Morgese
Cristina Morgese
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Dopo aver conseguito la Laurea in Storia dell'arte e il Master in Management Museale, lavoro freelance come giornalista, copywriter e content creator. Non credo a confini già delineati, per questo mi piace oltrepassarli e trovare i fili nascosti che legano discipline diverse tra loro.
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