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Sprechi di energia, ecco i metodi di cottura che alzano di più i consumi

Sprechi di energia, ecco i metodi di cottura che alzano di più i consumi

L’Osservatorio sugli sprechi energetici di NeN ha analizzato i modi più comuni di preparare un piatto. A sorpresa la frittura è quello meno energivoro

Anche mentre si prepara una nuova ricetta in cucina è possibile dare il proprio contributo per tutelare l’ambiente. Come? Tra le varie cose a cui stare attenti c’è il metodo di cottura scelto per preparare la pietanza. Ciascuna opzione, infatti, comporta un consumo di energia più o meno pesante. Preferendo con maggiore frequenza i modi più virtuosi non solo si otterrà una bolletta più leggera, ma si contribuirà anche a sprecare meno energia e allo stesso tempo a inquinare meno (se le fonti da cui deriva sono i combustibili fossili).

L’Osservatorio sugli sprechi energetici di NeN ha analizzato i modi più comuni di cucinare. A sorpresa la frittura è quello meno energivoro

L’analisi sui metodi di cottura

Dunque, meglio friggere, bollire o accendere il forno tradizionale? Qualche risposta per migliorare i nostri comportamenti davanti ai fornelli arriva da un’analisi realizzata dall’Osservatorio sugli sprechi energetici di NeN, startup EnerTech italiana appartenente al Gruppo A2A, in collaborazione con Chef in Camicia, media company italiana dedicata al mondo del food.

Il monitoraggio ha preso in considerazione diverse preparazioni: frittura, bollitura, cottura in padella, pentola a pressione, microonde, forno, sottovuoto e griglia elettrica (per la cottura con padella o pentola è stato considerata il piano cottura con piastra a induzione). Per il confronto, l’alimento di riferimento è stata la patata, tubero diffuso nelle ricette di tutta Italia, che si presta molto bene a essere cotto con qualunque metodo.

La frittura è il metodo meno energivoro

La classifica che ne è uscita elenca i metodi di cottura dal più parsimonioso al più energivoro sul piano dei consumi. Al primo posto, abbastanza sorprendentemente, troviamo la frittura (in pentola): con soli tre minuti di cottura e un consumo di 30 watt/ora risulta essere il metodo che permette un risparmio di energia maggiore. Ma basta optare per la sempre più diffusa friggitrice ad aria per vedere balzare i consumi a 233 watt/ora per 10 minuti di cottura. Una buona soluzione è anche la pentola a pressione, in seconda posizione. Tornata in auge da qualche anno a questa parte, permette una cottura veloce e salutare, mantenendo allo stesso tempo un consumo contenuto di energia. Per cuocere la patata, infatti, bastano 15 minuti e soli 150 watt/ora di consumo energetico.

Scendendo a metà classifica troviamo il microonde. In questo caso, anche se la potenza selezionata è più elevata (1000 watt), il tempo ridotto di cottura (solo 10 minuti) permette un certo risparmio in termini di consumi (167 watt/ora). In quarta posizione ci sono invece due tipologie di cottura molto comuni come la bollitura o in alternativa la cottura in padella: in entrambi i casi sono necessari 30 minuti per cuocere la patata per un consumo di 300 watt/ora complessivi.

I metodi più “spreconi”: griglia elettrica e forno

A chiudere la classifica sono griglia elettrica e forno. Sono questi i metodi più energivori. Ma se con la prima per 15 minuti di cottura si arrivano a consumare 425 watt/ora, la preparazione in forno della patata arriva a consumare fino a 800 watt/ora a causa dei tempi di cottura più lunghi (circa 40 minuti). Ma c’è una scappatoia per usare il forno senza sensi di colpa, eccessivi sprechi e un grande impatto ambientale: la cottura sottovuoto. Quest’ultima, dimezzando i tempi e i watt necessari (500 contro i 1200), permette di consumare solo 167 watt/ora. Insomma, per gli amanti di patatine fritte e cibi unti questa analisi è una bella notizia. Ma occhio a non esagerare. Il rischio, avvertono gli autori, è di appesantire le coronarie per alleggerire la bolletta.


Marco Rizza
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Giornalista, ex studente della Scuola di Giornalismo Walter Tobagi. Osservatore attento (e preoccupato) delle questioni ambientali e cacciatore curioso di innovazioni che puntano a risolverle o attenuarne l'impatto. Seguo soprattutto i temi legati all'economia circolare, alla mobilità green, al turismo sostenibile e al mondo food

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Giornalista, ex studente della Scuola di Giornalismo Walter Tobagi. Osservatore attento (e preoccupato) delle questioni ambientali e cacciatore curioso di innovazioni che puntano a risolverle o attenuarne l'impatto. Seguo soprattutto i temi legati all'economia circolare, alla mobilità green, al turismo sostenibile e al mondo food

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