Sciame sismico, cos’è e quando preoccuparsi

Quando si sente parlare di sciame sismico, la preoccupazione è il primo sentimento che si innesca, ma fare chiarezza può aiutare a non farsi prendere dal panico. Il susseguirsi di fenomeni non deve essere, infatti, interpretato come un “segno premonitore” e non va confuso con la “sequenza sismica”. La consapevolezza che certe aree sono più soggette alla dinamica di altre completa il quadro.

Sciame sismico: significato
Prima di chiedersi quanto uno sciame sismico possa essere pericoloso, è necessario comprendere quando ci si trova in presenza di un simile evento. Con tale definizione si indica il verificarsi di una serie di terremoti all’interno di una data area. Le scosse devono presentare una magnitudo mediamente simile e la zona in cui avvengono appare generalmente piuttosto circoscritta. Uno sciame sismico può avere durata variabile con periodi che vanno da poche ore a diversi anni.
La terra trema negli intervalli di tempo considerati con una cadenza tutt’altro che regolare. Le esatte cause di simili fenomeni risultano a oggi sconosciute. Secondo lo United States Geological Survey queste sarebbero legate all’interazione di particolari fluidi con le faglie. Nei Campi Flegrei, invece, a innescarsi è il fenomeno del bradisismo, ovvero del periodico sollevamento e abbassamento del livello del suolo.
Quando si definisce sciame sismico e quando sequenza sismica?
Non tutti i terremoti seguono lo schema dello sciame sismico e capire quando si può utilizzare tale definizione è fondamentale per non fare confusione. La dinamica è molto diversa da quella che seguono la maggior parte degli eventi. In genere, infatti, si assiste a una scossa importante, mainshock, che viene seguita da eventi di intensità più debole, aftershock. Questi vengono chiamati “scosse di assestamento” e rappresentano la modalità con cui si libera l’energia accumulata nel fenomeno principale. I movimenti tellurici continuano per un periodo di tempo variabile, che va da poche ore a decenni.
Nella seconda fase la scossa di intensità maggiore raggiunge una magnitudo in genere almeno di un grado inferiore rispetto a quella più violenta. Siamo in questo contesto di fronte a una sequenza sismica. In presenza di uno sciame non è possibile distinguere tra mainshock e aftershock.
Sciame sismico: quando preoccuparsi
È bene sottolineare che non è necessario allarmarsi quando ci si trova di fronte a uno sciame sismico. Molti cadono, infatti, nell’errore di credere che le singole scosse facciano da preludio a un sisma più drammatico, ma non esiste una correlazione tra simili eventi. Con le conoscenze attualmente a disposizione dell’umanità, prevedere i terremoti risulta impossibile.
Esistono, dunque, casi in cui a sciami sismici hanno fatto seguito scosse importanti, come avvenuto a L’Aquila nel 2009, e altre circostanze in cui l’attività è semplicemente cessata. È bene specificare che nemmeno la dinamica della sequenza sismica rappresenta una sicurezza. Non è, quindi, detto che la scossa più forte si verifichi necessariamente all’inizio della catena.
Quando si sente parlare di sciame sismico in Italia, le probabilità che ci si trovi in zone precise della Penisola è alta. A essere interessate dal fenomeno sono, infatti, soprattutto le aree intorno a Campi Flegrei ed Etna, ma nulla vieta che si verifichino anche in altri luoghi. Tutta la parte centro-meridionale dello Stivale può, infatti, essere ritenuta ad alta sismicità.
