Il medicane è un pericoloso fenomeno sempre meno raro che si presenta come un ciclone tropicale, ma si sviluppa nel bacino del Mediterraneo.
L’espressione ciclone tropicale mediterraneo potrebbe sembrare un ossimoro, ma la verità è che questi fenomeni, definiti medicane, sono ormai sempre più frequenti. Tali eventi meteo si sviluppano al largo del Mare Nostrum e, seppur con le dovute differenze, presentano tratti molto simili a quelli di tifoni e uragani. Le dinamiche di formazione coinvolgono l’incontro fra masse d’aria fredda e acque superficiali calde e il cambiamento climatico gioca un ruolo fondamentale.
Cosa si intende per medicane?
Per collegare il termine medicane alla definizione di ciclone tropicale mediterraneo è necessario guardare all’origine della parola stessa. Essa, in inglese, unisce i termini Mediterranean e Hurricane, esplicitando da sé il proprio significato. L’espressione indica, dunque, dei fenomeni meteo particolari, classificati come Tropical Like Cyclone.
Dalle immagini satellitari questi si presentano con una struttura simil-ciclonica, caratterizzata da un nucleo caldo, definito occhio, intorno a cui ruota una spirale di nubi. Dove queste si alzano soffiano venti molto forti e il fenomeno si sfoga con piogge torrenziali e violente.
Come si forma un medicane?
Il ciclone tropicale mediterraneo può essere definito medicane perché le dinamiche che portano al verificarsi del fenomeno sono simili a quelle che si possono osservare nelle fasce dei veri e propri uragani. A fornire le condizioni favorevoli allo sviluppo dell’evento è la differenza di temperatura che si crea tra masse d’acqua e correnti d’aria.
In determinati periodi dell’anno, infatti, le acque del Mar Mediterraneo raggiungono alti livelli di calore. Contemporaneamente, però, la corrente a getto polare spinge sul bacino masse d’aria fredda. Si crea, dunque, una forte instabilità convettiva.
Quando e dove si formano i medicane?
I medicane possono formarsi in tutto il bacino del Mediterraneo, ma il rischio ciclone tropicale è massimo nelle zone in cui le acque si riscaldano maggiormente. A risultare particolarmente sensibili sono, quindi, le aree di Nord Africa, Sud Italia e Grecia. Il periodo più complicato è invece quello compreso tra fine estate e inizio autunno, ma le criticità permangono da settembre a gennaio.
Cosa si intende per rischio medicane?
Per comprendere a quali pericoli può esporre un medicane è bene sottolineare che un ciclone tropicale mediterraneo non presenta le stesse caratteristiche di un urgano. Il diametro del sistema ciclonico è, in genere, compreso tra 200 e 400 km, mentre per i più famosi fenomeni caraibici esso raggiunge gli 800 km.
Le tanto temute raffiche di vento soffiano, poi, nel primo caso a velocità di 65 km/h. Negli eventi del secondo tipo la velocità media non è mai inferiore a 119 km/h. Un medicane esaurisce la propria energia in pochi giorni e perde potenza più rapidamente quando tocca la costa. Tali differenze sono da attribuire al fatto che il Mar Mediterraneo è molto meno esteso dell’oceano e non riesce, quindi, ad alimentare fenomeni altrettanto violenti.
Abituarsi a sentir pronunciare il termine medicane potrebbe presto diventare d’obbligo, perché il rischio ciclone tropicale nel Mediterraneo si fa di anno in anno più elevato. Il cambiamento climatico sta rendendo, infatti, le acque del bacino sempre più roventi. Tra il 1980 e il 2022 la temperatura superficiale del Mare Nostrum si è alzata di un terzo di grado per decennio. Ciò non fa che dare nuova linfa ai fenomeni meteo estremi di ogni genere.