Sabbia del deserto del Sahara, così alimenta la vita nell’Oceano Atlantico

La sabbia del deserto del Sahara non è di certo comunemente considerata un elemento in grado di favorire la vita ma, come spesso accade, le apparenze ingannano. Uno studio pubblicato in Frontiers in Marine Science ha dimostrato che è proprio quest’ultima che permette all’Oceano Atlantico di essere come lo conosciamo. L’elemento chiave è il ferro che, percorrendo grandi distanze in atmosfera, diventa bioreattivo.

Composizione della sabbia del deserto del Sahara e vita
La sabbia del deserto del Sahara si rivela un fattore chiave per la vita perché all’interno dei granelli abbondano alcuni nutrienti. Il più importante è il ferro. Esso è fondamentale tanto per la fotosintesi, quanto per la respirazione cellulare e la sintesi del DNA. Non stupisce, quindi, che dove è presente in quantità significative si concentrino gli exploit di vita sulla Terra. Negli oceani tale elemento è cruciale per sviluppo e sopravvivenza del fitoplancton.
I minuscoli organismi marini sequestrano carbonio dall’atmosfera e, morendo, fanno in modo che questo rimanga intrappolato sui fondali. Il ferro si presenta spesso all’interno di molecole più complesse e diventa difficile per gli esseri viventi utilizzarlo. Percorrendo la distanza che separa il deserto del Sahara dall’Atlantico attraverso il vento, tuttavia, va incontro a processi chimici che lo rendono più bioreattivo e, quindi, più immediatamente utilizzabile dagli organismi.
Lo studio sulla sabbia del deserto del Sahara
A concentrarsi sull’impatto che la sabbia del deserto del Sahara ha sull’Oceano Atlantico ci ha pensato un team di Università della California e della Florida. I ricercatori hanno analizzato quattro campioni di sedimenti prelevati dai fondali dell’Oceano Atlantico. I primi due sono stati raccolti a 200 e 500 chilometri dalla Mauritania nord-Occidentale. Il terzo è stato prelevato dall’Atlantico Centrale e l’ultimo a 500 km dalla costa della Florida.
Gli scienziati hanno, dunque, quantificato ferro totale e ferro bioreattivo presente nei campioni, per ricostruire le dinamiche relative agli ultimi 120.000 anni. Le analisi hanno confermato la provenienza di tale elemento. Hanno, poi, mostrato che più cresceva la distanza, meno ferro bioreattivo veniva ritrovato. Ciò significa, probabilmente, che il nutriente è stato utilizzato dagli organismi prima ancora di depositarsi.
Sabbia del deserto del Sahara: dall’Amazzonia all’Atlantico
Lo studio ha dimostrato che la sabbia del deserto del Sahara fa da fertilizzante per l’Oceano Atlantico. Durante il lungo tragitto che compie spostandosi in atmosfera, infatti, il ferro si trasforma, cambiando letteralmente le proprie proprietà minerali. Ciò significa che maggiori distanze percorre, più esso risulta utile alla vita.
Lavori precedenti hanno evidenziato che le dinamiche riguardanti la polvere del Sahara svolgono un ruolo chiave anche in Amazzonia e all’interno del Mar dei Caraibi. Un lavoro di sette anni fa ha mostrato, per esempio, che 28 milioni di tonnellate di sabbia forniscono al Rio delle Amazzoni 22.000 tonnellate di fosforo. Considerando che il vento sposta circa 800 milioni di tonnellate di sabbia dal Nord Africa ogni anno, gli effetti del fenomeno non possono che essere significativi.
La sabbia del Sahara non è sempre una manna dal cielo. Quando questa cade al suolo o rimane in sospensione in atmosfera può causare disagi importanti. Problemi di visibilità, acuirsi di allergie e altre patologie respiratorie o, persino, alterazioni nella formazione degli uragani risultano, purtroppo, in tali casi all’ordine del giorno. Jeremy Owens, autore leader dello studio, ha sottolineato che ciò ci ricorda quanto nel sistema Terra tutto sia interconnesso.
