Ravanello selvatico: caratteristiche e usi

Il ravanello selvatico è una pianta molto rustica che cresce allo stato spontaneo in tutta Italia. Conosciuta con tantissimi nomi diversi di regione in regione, questa pianta è un’officinale, ricca di proprietà e risorsa alimentare validissima. Conosciamo meglio la pianta di ravanello selvatico, le sue caratteristiche e gli usi principali che se ne fanno.

Ramolaccio, ramoracce e altri nomi
Il ravanello selvatico, nome scientifico Raphanus raphanistrum, è una pianta erbacea molto diffusa in Italia. Di dialetto in dialetto è conosciuta con nomi diversi: rapastrello, ermulata, ramolaccio, ramoraccia, chima-chima, rave, etc.
Plinio il Vecchio nei suoi libri, invece, lo chiamava “cibus illeberalis” perché, quando cotto, emana un cattivo odore molto tipico. Il ravanello selvatico, infatti, appartiene alla famiglia delle brassicaceae, o crucifere, la stessa di cavoli, rape e senape. E proprio come tutte le brassicacee è una pianta ricca di composti solforati, quindi odorosi, che evaporano durante i primi minuti della cottura depositandosi nell’acqua. Questa, perciò, sarà ricca di antiossidanti dal potente effetto antinfiammatorio.
Le proprietà del ravanello selvatico
Il ravanello selvatico è una pianta officinale dalle grandi proprietà nutrizionali e antiossidanti. Contiene una buona quantità di Sali minerali importanti ed è una verdura ricca di vitamine. Come abbiamo visto, contiene anche composti solforati ed è quindi fonte di antiossidanti che hanno capacità antinfiammatoria, di inibizione dei radicali liberi e aiutano a mantenere sotto controllo i valori del colesterolo nel sangue.
Ancora, al ravanello selvatico si attribuiscono proprietà diuretiche, proprietà depurative e digestive perché anche ricco di fibre. E in antichità si usava bere il succo della pianta proprio per facilitare la diuresi, disintossicare il fegato, stimolare la bile ed eliminare le tossine dal corpo.
Il ravanello selvatico è commestibile
Il ravanello selvatico è assolutamente commestibile e anzi in passato era considerata un’importante risorsa alimentare. Il suo sapore è pungente, con note piccanti, più intenso rispetto ai ravanelli coltivati.
Immancabile sulle tavole dei contadini, di questa si consumano soprattutto le foglie più tenere e i nuovi getti. Entrambi sono buoni sia crudi, nelle insalate o nell’erba pazza, che cotti, lessate e ripassate in padella, magari con le patate, come contorno per accompagnare carni e arrosti.
Tutte la parti della pianta si possono aggiungere a minestre e zuppe. A volte si usa anche come sostituto della senape per preparare una salsa. E del basilico per preparare un pesto alternativo.
