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Potrebbe esserci più microplastica nel pesce di quanto si pensava

Potrebbe esserci più microplastica nel pesce di quanto si pensava

La quantità di microplastica nel pesce e negli alimenti potrebbe essere stata fortemente sottostimata secondo nuovi dati che arrivano dal Regno Unito.

I livelli di microplastica nel pesce e di conseguenza in altri nodi della catena alimentare potrebbero essere molto più alti di quanto fino ad ora sospettato. L’allarme arriva dai ricercatori dell’Università di Portsmouth in Inghilterra che hanno testato una teoria sulle ostriche. I risultati sarebbero poco incoraggianti. Nei nostri alimenti potrebbero esserci infatti fino a 10 volte più microplastiche di quanto stimato.

microplastiche pesce

Come finisce la microplastica nel pesce

I rifiuti plastici che finiscono in mare e negli oceani si scompongono in frammenti sempre più piccoli. Alcuni di questi frammenti hanno dimensioni estremamente ridotte. Diverse specie marine finiscono per confondere questi frammenti per cibo e in questo modo le microplastiche entrano nel pesce e nella catena alimentare.

I test condotti fino ad ora tuttavia hanno osservato come gli animali ingeriscono microplastiche “pure”, ovvero in condizioni di laboratorio. I ricercatori dell'Università di Portsmouth hanno testato una teoria secondo cui le microplastiche “in natura” sarebbero invece ricoperte da uno strato di microbi chiamato biofilm. In queste condizioni diventerebbero molto più “appetibili” per la fauna marina, aumentando di fatto il numero di microplastiche ingerite e introdotte nella catena alimentare.

Cosa accade in natura

I microbi presenti nelle acque colonizzano le microplastiche che entrano nei mari. Gli scienziati hanno confrontato i tassi di assorbimento delle microplastiche “pulite” rispetto alle microplastiche con un rivestimento in biofilm. Ebbene il risultato è stato preoccupante. Le ostriche trovavano le microplastiche avvolte da biofilm più “appetitose”, finendo per assorbirne fino a 10 volte di più.

Rischi imprevedibili

Secondo gli scienziati le implicazioni per la catena alimentare sarebbero fino ad ora state fortemente sottovalutate e sarebbero decisamente preoccupanti. L'ingestione di microplastiche non è dannosa solamente per le ostriche, ma influisce anche sulla salute umana. La plastica infatti non si scompone e perdura negli organismi animali con effetti ancora ignoti sulla salute a lungo termine.

Secondo la dottoressa Joanne Preston che ha condotto la ricerca, la microplastica nel pesce sarebbe un vero e proprio “cavallo di Troia” del mondo animale. Quando nutrite con microplastica “al biofilm” la salute delle ostriche è stata compromessa. Sempre secondo Preston le microplastiche possono essere il meccanismo attraverso cui i batteri si concentrano nelle acque costiere. Questo le renderebbe più facilmente assorbibili dai crostacei finendo infine all'uomo o ad altre forme di vita.


denis venturi
Denis Venturi
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Laureato in Scienze Politiche e Comunicazione Pubblica, ha lavorato in radio e nel tempo libero si dedica alla scrittura creativa. Da sempre appassionato di cultura, scienza e tecnologia è costantemente a caccia di nuove curiosità in grado di cambiare il mondo in cui viviamo.
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