Portulaca selvatica: come si mangia e dove si trova

Come si mangia la portulaca selvatica? Se te lo stai chiedendo è perché conosci questa “erbaccia” e sai anche che quella spontanea è una varietà commestibile. È molto diffusa su tutto il territorio italiano ed è una preziosa risorsa di ottimi nutrienti. Contiene, infatti, Sali minerali, vitamine ed è ricca di importanti Omega3. Ad essere edibili, però, sono solo le varietà spontanee. La portulaca coltivata a scopo ornamentale, e di cui si conoscono circa una quarantina di specie diverse, non si mangia.

Riconoscere la portulaca commestibile
La portulaca selvatica, nome scientifico Portulaca oleracea, è una pianta succulenta di origini asiatiche, oramai diffusa un po’ ovunque e specie nelle regioni mediterranee. In Italia si conosce anche con diversi nomi dialettali. Nel Lazio è la porcacchia, pianta porcellana in Sicilia, mentre in Campania è detta pucchiaca o pucchichella.
Questa ha portamento strisciante, foglie verdi, carnose e lisce, che diramano da fusti succulenti e di color violaceo, rossiccio. Sviluppa con l’arrivo della bella stagione, quando le temperature cominciano a stabilizzarsi sopra i 20 gradi, e fiorisce solo in autunno. Viene mangiata comunemente e un tempo era anche usata in medicina popolare per le sue proprietà diuretiche, antibatteriche e depurative.
Dove cresce l’erbaccia di campo
La portulaca è una pianta infestante di orti e giardini. E anche se predilige terreni lavorati e nutriti, sviluppa bene anche dove non ha cure, negli incolti e lungo i cigli, purché si tratti di zone umide. Non teme il caldo, ma soffre a temperature inferiori ai 6/7 gradi.
Come si mangia la portulaca selvatica
La portulaca oleracea viene comunemente consumata come erba aromatica sia in Italia che nei paesi asiatici. Della pianta si mangiano sia le foglie che i fusti, da soli o inseriti in insalate ricche, e prevalentemente a crudo. Cucinata, è ingrediente di zuppe e minestre, mentre i francesi la utilizzano molto nelle salse. Generalmente per gustarne il sapore si preferiscono i getti giovani della pianta perché più teneri e gustosi rispetto a quelli già ingrossati.
Questa ha un sapore abbastanza amaro, simile a quello della rucola e si utilizza proprio per questa sua nota asprigna e piccantina.
