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Pick your own: quando il cliente raccoglie direttamente dal campo

Pick your own: quando il cliente raccoglie direttamente dal campo

Popolare in Inghilterra tra gli anni ‘60 e ‘70, il U-Pick o Pick your own permette ai clienti di raccogliere personalmente i propri frutti direttamente nel campo dell’agricoltore, accorciando enormemente le distanze tra produttore e tavola. Oggi questa pratica sta tornando alla ribalta anche in Italia, soprattutto nelle province di Milano, Lodi e Bergamo, dove l’auto-raccolta sembra essere via via più apprezzata.

Un’idea nata assieme all’agricoltura

Stiamo parlando di un approccio all’acquisto vecchio quasi quanto l’agricoltura, o almeno fin da quando i contadini si trovarono con un surplus di prodotto da non poter consumare o vendere all’ingrosso, così che l’alternativa divenne cedere in cambio di qualche altro bene il surplus rimasto. Così l’auto-raccolta si presta come alternativa ai classici sistemi di vendita, anche se tende ad adattarsi, tendenzialmente, solo a specifici contesti e colture, senza considerare le radicali modifiche nell'approccio alla propria clientela.

Bene o male è da questo concetto che è partito Marco Mizzi, ventiseienne della provincia di Lodi con il pollice verde fin da piccolo, tanto da decidere di dedicarsi negli ultimi anni a quasi un ettaro e mezzo di terreno incolto per riuscire a vivere letteralmente con i prodotti del suo lavoro.

«Ho piantato 700 ciliegi, soprattutto duroni - racconta il giovane, come riporta ilcittadino.it -, ma anche 20 peschi, 20 susini, varie piante di more e lamponi, poi 100 piantine di mirtilli. Ho anche delle arnie. Insieme ai compagni dell’agraria faremo miele di acacia e millefiori». Una strategia interessante applicata dal ragazzo è stata quella di scegliere varietà differenti per avere diverse fasce di maturazione, come ha fatto con i ciliegi, di ventisei tipologie uniche.

E questo è in effetti uno dei pochi difetti che questa tipologia di acquisto e commercio si porta intrinsecamente dietro: se il supermercato ci ha abituato ad avere degli scaffali sempre carichi di ogni ben di dio ortofrutticolo, il pick your own tende a riportare noi consumatori molto più vicini ai cicli stagionali. Viene quasi il dubbio di poterlo considerare veramente un difetto.

Il vantaggio del consumatore con il pick your own

Dal nostro punto di vista, quello di consumatori, i vantaggi sono molti, e vanno in controtendenza con quanto ci siamo abituati a trovare in tavola negli ultimi anni. A livello ecologico sembrerebbe, per esempio, che questa attività abbia un’impronta molto più bassa rispetto ad altre realtà più tradizionali. Vengono abbattuti i costi di trasporto, la necessità di avere un packaging particolare, anzi, sono i clienti che vengono spronati ad arrivare al campo con i propri sacchetti, e in generale molte operazioni vengono risparmiate all’agricoltore, che può anche permettersi, in determinati casi, di alleggerire i prezzi.

Il consumatore è anche costretto così a parlare direttamente col produttore, aumentando la sua consapevolezza d’acquisto esponenzialmente, dai tempi di maturazione ai metodi di raccolta, provando letteralmente con le proprie mani le difficoltà del lavoro di un agricoltore.

Fonti: wikipedia.org - gamberorosso.it - ilcittadino.it


Matteo Buonanno Seves
Matteo Buonanno Seves
Scopri di più
Un giovane laureato in Scienze Gastronomiche con la passione per il giornalismo e il mai noioso mondo del cibo, perennemente impegnato nel tentativo di schivare le solite ricette e recensioni in favore di qualcosa di più originale.
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