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Pesca a strascico, ecco l’atlante per combattere il fenomeno nelle aree protette

Pesca a strascico, ecco l’atlante per combattere il fenomeno nelle aree protette

“Atlas” è il nome del primo atlante al mondo che permette di monitorare la pesca a strascico in oltre 350 aree del Mediterraneo

Si ritiene che oggi il 75% degli stock ittici del Mediterraneo sia sovrasfruttato. Poter disporre di un atlante per monitorare le pratiche di pesca illegali, o quelle dal forte impatto ambientale come la pesca a strascico, sarebbe un passo importante per ottenere tanti risultati in un colpo solo: recuperare questi stock, proteggere le comunità che da essi dipendono, e conservare la biodiversità del mare.

È per questo che è stato realizzato il primo atlante al mondo che permette di mappare la pesca a strascico illegale nelle aree protette del Mar Mediterraneo. Anche quando praticato in modo legale, infatti, questo metodo di pesca è fra le principali cause di perdita di biodiversità nel Mare Nostrum, perciò conoscere l’entità del problema è sicuramente fra i primi passi per risolverlo.

pesca a strascico atlante
Foto: Elke@Pixabay

Atlas, il primo atlante della pesca a strascico illegale

L’atlante è stato concepito da Med Sea Alliance, un movimento votato alla salvaguardia del Mediterraneo nato nel 2020, e che riunisce varie ONG (Organizzazioni Non Governative) e gruppi della società civile.

Utilizza i tracciati satellitari dei pescherecci dell’AIS (Automatic Identification System) analizzati da Global Fishing Watch, e li incrocia con i dati delle varie autorità di controllo della pesca, tipo il Registro della Flotta dell’Unione Europea. In questo modo, riesce a monitorare le attività di pesca in oltre 350 aree del Mediterraneo, mappate da MedReAct, in cui la pesca a strascico è sempre vietata.

L’unico limite è che non può monitorare proprio tutti i pescherecci: il sistema AIS, infatti, è obbligatorio per tutti i pescherecci più lunghi di 15m che battono bandiera di uno Stato dell’UE, ma in molti Paesi non UE che affacciano sul Mediterraneo non è richiesto.

Quante infrazioni sono state individuate?

Fra gennaio 2020 e dicembre 2021, l’atlante Atlas ha documentato presunta attività di pesca a strascico in 35 aree protette da parte di 305 pescherecci, per un totale di 9518 giorni di pesca. Mettendo insieme i dati delle autorità di controllo e quelli riportati dai media di Italia, Francia, Spagna, Turchia, Egitto, Tunisia, Algeria e Marocco, si calcolano 170 casi confermati fra gennaio 2018 e dicembre 2020.

Nel caso dell’Italia, fra gennaio 2018 e giugno 2021, si sono registrate 85 infrazioni sanzionate, di cui 80 in zone di restrizione di pesca e 5 in aree protette. Per le infrazioni presunte in 178 aree chiuse alla pesca a strascico, sono segnalate possibili attività di pesca illegale in 14 aree protette da parte di 114 pescherecci fra 2020 e 2021.

pesca a strascico atlante
Foto: Francesco Ungaro@Pexels

Le attività di controllo devono essere migliorate

Insieme ad Atlas, MedReAct ha pubblicato anche un’inchiesta sulla ZTB (Zona di Tutela Biologica) delle isole Tremiti. “La nostra indagine sulla ZTB delle isole Tremiti rivela come quest’area sia protetta solo sulla carta anche per l’assenza di controlli, come denunciato dai piccoli pescatori che subiscono le incursioni illegali della pesca a strascico”, ha dichiarato Domitilla Senni, responsabile dell’associazione.

Le aree marine protette, le zone di restrizione della pesca, le ZTB e i Natura 2000 sono essenziali per il recupero e la protezione del Mar Mediterraneo. Per questo, MedReAct chiede ai vari governi la piena applicazione delle norme in queste aree, indagare sulle potenziali violazioni, prendere provvedimenti e una maggiore trasparenza.


Enrico Becchi
Enrico Becchi
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Scrittore, divulgatore scientifico, giornalista. Con quello che scrivo e racconto cerco di rendere le persone consapevoli di sé stesse e del mondo spaziando fra tanti ambiti, fra le scienze naturali e le scienze di frontiera.
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