Pannelli solari meno efficienti: colpa della polvere del Sahara

Negli ultimi anni, l’Europa ha puntato sempre di più sull’energia solare per raggiungere i suoi obiettivi climatici e di sicurezza energetica. Tuttavia, un fenomeno atmosferico in crescita sta complicando questo percorso: la polvere del deserto del Sahara. Secondo una nuova ricerca della European Geosciences Union presentata all’Assemblea Generale (EGU25), la polvere trasportata dal vento dal Nord Africa sta riducendo sensibilmente la produzione di energia dei pannelli fotovoltaici in tutta Europa rendendo difficile prevedere quanta energia verrà effettivamente prodotta.

Perché la polvere del Sahara rende i pannelli solari meno efficienti?
Ogni anno, miliardi di tonnellate di polvere fine vengono sollevate dal Sahara e trasportate dai venti, con decine di milioni di tonnellate che raggiungono i cieli europei. Queste particelle finiscono per depositarsi sui pannelli causando perdita di efficienza e aumento dei costi di manutenzione a causa dell’usura.
La polvere del Sahara sollevata in aria, poi, diffonde e assorbe la luce solare in atmosfera riducendo la quantità di radiazione che arriva sulla superficie terrestre e, di conseguenza, sui pannelli. La grande quantità di polvere in atmosfera inoltre funziona anche come addensante, facilitando la formazione di nuvole e diminuendo così ulteriormente la luce disponibile per i pannelli solari.
Perché è difficile prevedere quanta energia solare sarà prodotta?
Secondo i ricercatori, i modelli di previsione attualmente utilizzati per stimare la produzione di energia solare non riescono a tenere conto in modo adeguato di questi fenomeni. I sistemi tradizionali si basano su dati medi e dati statici che non riflettono l’elevata variabilità causata dalla polvere del Sahara sull’efficienza dei pannelli solari. Questo renderebbe più difficile programmare la produzione e la distribuzione di energia, aumentando il rischio di instabilità nella rete, soprattutto considerando l’aumento della frequenza di questi fenomeni legata all’instabilità da crisi climatica.
Secondo György Varga che ha presentato la ricerca: «C'è un bisogno crescente di metodi di previsione dinamici che tengano conto sia dei fattori meteorologici che mineralogici. Senza questi metodi – spiega – il rischio di prestazioni inferiori alle attese e l'instabilità della rete elettrica non faranno che aumentare man mano che l'energia solare diventerà una parte più ampia del nostro mix energetico».
