Ozono, il recupero potrebbe accelerare il riscaldamento globale

Il recupero dello strato di ozono sta avvenendo con successo ma oggi emerge anche un rovescio della medaglia. Il gas che protegge il nostro pianeta è infatti in grado di intrappolare importanti quantità di calore. Uno studio pubblicato in Atmospheric Chemistry and Physics ha messo in guardia sulla questione e ha avvertito che ora bisogna concepire strategie coerenti senza fare passi indietro.

Recupero ozono: come si è risolto
Il recupero dello strato di ozono è stato reso possibile dall’impegno della comunità internazionale ma ora stanno emergendo degli effetti collaterali del successo. Il merito per la progressiva chiusura del buco nell’ozono va al Protocollo di Montreal, che nel 1987 ha messo al bando i Clorofluorocarburi (CFC) e gli idrofluorocarburi (HCFC) che facevano gravi danni al prezioso gas.
Ciò ha permesso all’ozono di tornare a fare il proprio lavoro e cioè a respingere le radiazioni UV pericolose per la salute umana e gli altri organismi terrestri. Lo strato agisce però non solo proteggendo il pianeta ma anche intrappolando calore. Fa quindi da importante gas serra e accelera la corsa del cambiamento climatico. A ciò si aggiunge il fatto che, oltre allo strato di ozono presente nella stratosfera, tale gas si forma anche nei pressi del suolo. Qui si rivela insalubre e mantiene le capacità termoalteranti.
Recupero dello strato di ozono: cosa succederà
A concentrarsi su come il recupero dello strato di ozono interagirà con il riscaldamento globale ci ha pensato un team dell’Università di Reading. I ricercatori hanno utilizzato dei modelli computerizzati per simulare uno scenario in cui l’inquinamento atmosferico fosse ancora praticamente ai livelli odierni ma in cui CFC e HCFC risultassero messi al bando come da piani.
Ne è emerso che in un simile contesto l’ozono finirebbe per intrappolare il 40% in più di calore di quanto considerato entro il 2050. Un simile valore si tradurrebbe in un riscaldamento extra di 0.27 Watt per metro quadrato di superficie terrestre provocato dal gas. Una simile prestazione trasformerebbe l’ozono nel secondo gas serra per impatto, dopo la CO2, responsabile di un risaldamento extra di 1.75 Watt per metro quadrato.
Come possiamo proteggere lo strato di ozono e il pianeta?
Il nuovo studio pone l’accento sugli effetti collaterali della chiusura del buco nell’ozono ma ribadisce quanto continuare a perseguire il recupero sia importante. La protezione di questo gas rimane preziosa e ciò su cui insistono i ricercatori è la necessità di considerare nei modelli climatici i dati recentemente scoperti per mettere a punto strategie coerenti.
La strada intrapresa dall’umanità con il Protocollo di Montreal rimane insomma quella giusta. A dover rivestire un ruolo di rilievo è invece la riduzione dell’ozono nei pressi del suolo. In questa parte dell’atmosfera esso si forma quando ossidi di azoto e composti organici volatili interagiscono con le radiazioni solari. Limitare il rilascio di precursori, connesso in genere a veicoli, industria e agricoltura, può quindi fare del bene sia al pianeta sia alla salute umana.
Anche se il recupero dello strato di ozono ha degli effetti collaterali esso si conferma fondamentale per la vita sulla Terra. Ciò che va riconsiderato, ha sottolineato l’autore leader Bill Collins, è che la messa al bando di CFC e HCFC non si è tradotta in vantaggi climatici come gli esperti del tempo avevano preventivato. Le autorità sono chiamate ad adeguare le strategie di riduzione delle emissioni alle nuove scoperte.
