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Ostriche vegetali: ecco la nuova frontiera del plant-based

Ostriche vegetali: ecco la nuova frontiera del plant-based

Per fermare la pesca eccessiva e rendere l’alimentazione più sostenibile la start-up Pearlita ha puntato sulle ostriche vegetali coltivate in laboratorio

Il settore delle alternative plant-based a pesce e carne è in espansione e oggi sul mercato sono pronte a debuttare le ostriche vegetali. La start-up Pearlita Foods ha sviluppato questi prodotti innovativi per salvaguardare la salute degli oceani, aprendo al contempo nuove prospettive nel mondo alimentare. L’obiettivo è adesso migliorare la produzione su ampia scala e le premesse fanno ben sperare.

ostriche vegetali
Foto: RODNAE Productions @Pexels

Ostriche vegetali

A sviluppare le ostriche vegetali ci ha pensato la start-up, con sede in North Carolina, Pearlita. L’azienda per ora sta proponendo un prodotto ibrido, per lo più plant-based, ma punta a ottimizzare la coltivazione di cellule in laboratorio fino a renderle protagoniste del processo. Il prototipo è, al momento, ottenuto dall’impiego di funghi e alghe. A ciò viene aggiunta una mistura di cui Pearlita è proprietaria, che richiama il tipico sapore di oceano delle ostriche. La consistenza sembra risultare soddisfacente. La start-up mira anche alla realizzazione di gusci biodegradabili che rendano l’esperienza all’assaggio realistica, ma che siano facilmente gestibili.

Perché le ostriche plant-based?

Le ostriche vegetali di Pearlita nascono per arginare una serie di problemi. Tali molluschi risultano, infatti, essenziali per l’equilibrio degli ecosistemi marini. Essi si stanno, poi, dimostrando grandi alleati per l’uomo nella lotta al riscaldamento globale, ma la loro situazione preoccupa. L’85% delle barriere di ostriche nel mondo è andato perso a causa della pesca eccessiva e la situazione sembra destinata a peggiorare. Mari e oceani non sono più in grado di reggere i ritmi di una popolazione umana in continuo aumento e trovare delle alternative è vitale. Pearlita insiste anche sulla questione della sicurezza alimentare. Le ostriche possono, infatti, essere veicoli di batteri e virus, mentre, in caso di alimenti in laboratorio, l’ambiente sterile minimizza i rischi.

Il futuro

Le ostriche vegetali di Pearlita potrebbero in futuro avere un grande successo. L’azienda ha di recente ricevuto importanti finanziamenti da CULT Food Science. La compagnia si è detta impressionata dagli ottimi risultati già raggiunti da Pearlita e fiduciosa sui prossimi sviluppi. La start-up punta così a diventare una delle realtà all’avanguardia nel settore e tra i suoi obiettivi rientra l’idea di sviluppare anche versioni diverse di calamari e capesante. Quella al sea-food alternativo si sta, comunque, rivelando una vera e propria corsa. Molte aziende concorrenti si stanno, però, concentrando sullo sviluppo di tonno, che attualmente risulta il pesce più consumato negli USA, salmone o persino granchio vegetale. Le ostriche rimangono, dunque, al momento un unicum.

Pensare che un giorno potremmo sederci in un ristorante per vederci servire come pietanza di lusso delle ostriche-non-ostriche, potrebbe sembrarci strano. La questione alimentare sta, però, già diventando una problematica pressante e, mentre il cambiamento climatico aggrava il quadro, fare gli schizzinosi non rientra tra le nostre opzioni. La curiosità dell’assaggio rimane l’unico sentimento su cui ci è concesso arrovellarci.


Alice Facchini
Alice Facchini
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Laureata in Filosofia, credo fermamente che ogni sfaccettatura del sapere umano meriti di essere inseguita. Amo la lettura, gli animali e la natura e penso che solo continuando a farsi domande sia possibile mantenere uno sguardo vigile sul mondo.
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Laureata in Filosofia, credo fermamente che ogni sfaccettatura del sapere umano meriti di essere inseguita. Amo la lettura, gli animali e la natura e penso che solo continuando a farsi domande sia possibile mantenere uno sguardo vigile sul mondo.
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