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Obesità, le immagini di cibo innescano “crisi d’astinenza” in chi ne è affetto

Obesità, le immagini di cibo innescano “crisi d’astinenza” in chi ne è affetto

Uno studio italiano ha scoperto che la visione di immagini di cibo ha un effetto negativo su chi è affetto da obesità, un eccesso di desiderio.

La visione di immagini di cibo ha un effetto negativo su chi è affetto da obesità. A scoprirlo è stato un gruppo di ricerca che coinvolge le università milanesi Bicocca, Statale e gli IRCCS MultiMedica e IRCCS Galeazzi-Sant’Ambrogio. Più precisamente, lo stimolo prodotto da immagini di alimenti crea nelle persone in condizione di obesità un eccessivo desiderio per il cibo

Alla base del fenomeno, come spiega l’università Bicocca in un comunicato che dà notizia dei risultati, c’è un rinforzo delle connessioni tra aree cerebrali “del desiderio” con specifiche aree visive e una minore connessione con le regioni di controllo frontali.

Obesità, le immagini di cibo innescano “crisi d’astinenza” in chi ne è affetto
@envatoelements

Il riflesso del desiderio di cibo sul cervello 

Lo studio How Images of Food Become Cravingly Salient in Obesity (Come le immagini del cibo risvegliano un desiderio irresistibile nell'obesità) è stato condotto dal ricercatore Francantonio Devoto e coordinato dal professor Eraldo Paulesu, entrambi del dipartimento di Psicologia di Milano-Bicocca; tra gli autori figurano anche Livio Luzi e Anna Ferrulli (IRCCS MultiMedica e Università degli Studi di Milano), Giuseppe Banfi (IRCCS Galeazzi-Sant’Ambrogio) e Laura Zapparoli (Milano-Bicocca e IRCCS Galeazzi-Sant’Ambrogio). E’ stato pubblicato su The Obesity Society e comparirà sul numero cartaceo di settembre 2023 della rivista Obesity

Per la prima volta è stato dimostrato che nelle persone obese l’area tegmentale ventrale del cervello (VTA), cruciale per i comportamenti motivati, presenta una connettività aumentata con altre regioni cerebrali nei soggetti obesi. Le strutture coinvolte riguardano la motivazione e l’apprezzamento della ricompensa, legati alle proprietà gratificanti del cibo.

Un controllo cognitivo alterato 

L’obesità è quindi accompagnata da un’alterazione funzionale del cervello anche quando non è coinvolto in specifici processi cognitivi o sensoriali, ovvero “a riposo”. L’area tegmentale ventrale del cervello (VTA) da un lato è iperconnessa con parte della corteccia occipito-temporale ventrale, deputata all’elaborazione visiva delle immagini del cibo: questa connessione più stretta riflette un’associazione più forte tra stimolo (la vista del cibo) e ricompensa (il consumo di cibo); dall’altro lato è ipoconnessa con il lobo frontale: questa connessione più debole spiegherebbe un controllo cognitivo alterato sul desiderio per il cibo e del comportamento verso gli alimenti ad alto contenuto calorico

Secondo i ricercatori le vie anatomiche funzionali analizzate sono coinvolte nel desiderio di cibo. I dati raccolti suggeriscono che gli stimoli visivi legati al cibo possono diventare eccessivamente salienti attraverso una connettività sbilanciata del sistema di ricompensa con le regioni visive sensoriali specifiche e la corteccia prefrontale coinvolta nel controllo cognitivo.

Una nuova interpretazione 

"Il nostro studio è importante per gli scienziati di base, per i clinici e anche per i pazienti - ha dichiarato Francantonio Devoto, ricercatore di Milano-Bicocca -. Con questo lavoro forniamo una nuova interpretazione sui meccanismi cerebrali alla base dell'eccessiva motivazione verso il cibo nell'obesità, una sensazione che ogni persona in sovrappeso, o con obesità, ha provato quando è stata tentata da immagini di cibo". 

I risultati ottenuti dal team di scienziati, si spiega sempre nel comunicato dell’università Bicocca, aprono la strada a nuovi interventi per il trattamento dell’obesità: lo studio fornisce il razionale per l’utilizzo di tecniche di neuromodulazione cerebrale non invasiva durante compiti specifici per ricalibrare la connettività della corteccia frontale laterale con le regioni mesencefaliche della motivazione.


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