Nella poesia “Nevicata” Giosuè Carducci trasforma il paesaggio invernale in un quadro di tristezza, silenzio, pace e morte.
Giosuè Carducci inizia a scrivere la poesia “Nevicata” nel gennaio del 1881 e la completa a marzo dello stesso anno. La lirica è dedicata alla morte di Carolina Cristofori Piva, amante del poeta, e i versi trasmettono un profondo senso di tristezza. Il paesaggio invernale si trasforma, dunque, in un simbolo in cui neve e ghiaccio danno vita a una sorta di canto funebre.
“Nevicata”: il testo della poesia di Giosuè Carducci
Lenta fiocca la neve pe ’l cielo cinereo: gridi,
suoni di vita più non salgono da la città,
non d’erbaiola il grido o corrente rumore di carro,
non d’amor la canzon ilare e di gioventù.
Da la torre di piazza roche per l’aere le ore
gemon, come sospir d’un mondo lungi dal dì.
Picchiano uccelli raminghi a’ vetri appannati: gli amici
spiriti reduci son, guardano e chiamano a me.
In breve, o cari, in breve – tu càlmati, indomito cuore –
giù al silenzio verrò, ne l’ombra riposerò.
Il significato della poesia “Nevicata” di Giosuè Carducci
Nella poesia “Nevicata” Carducci si serve del paesaggio invernale per offrire ai lettori uno scorcio sui sentimenti che agitano il suo animo. Protagonista assoluta della prima parte della lirica è la neve e il collegamento tra questa e la morte appare evidente fin dai primi versi. I fiocchi cadono, infatti, in primis da un cielo del colore della cenere e smorzano tutti i suoni della vita quotidiana.
La città è, dunque, resa silenziosa e persino i rintocchi dell’orologio del campanile sono attutiti e si trasformano in note che sembrano scandire il confine tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Gli uccelli "raminghi" che picchiano alle finestre appaiono, infine, una vera e propria incarnazione degli spiriti. I cari che il poeta ha perso giungono, in qualche modo, a richiamarlo ed egli risponde all’appello nei versi finali.
Quali effetti produce la nevicata sull’animo di Carducci
All’interno della poesia “Nevicata” il manto bianco è tanto argomento del componimento, quanto pretesto di introspezione. Nel componimento l’attenzione si sposta con delicatezza da ciò che accade all’esterno della casa del poeta a Bologna, a quello che egli vive nella sua interiorità. I fiocchi si fanno, allora, sì, specchio di malinconia, ma il loro cadere segna anche l’inizio di un momento di riflessione e di riposo.
La felicità non trova più il modo di emergere, ma con essa si quieta anche la frenesia della vita quotidiana e la conclusione della lirica sembra lasciare spazio a una triste speranza. Nel gelido paesaggio invernale il poeta appare finalmente convinto di poter raggiungere, prima o poi, un’agognata pace.
Attraverso la poesia “Nevicata” Carducci fa in modo che i pensieri che egli vuole esprimere trovino una perfetta espressione in versi e ritmo. Il componimento è scritto in distici elegiaci. Si tratta, non a caso, dello stesso metro usato nella letteratura classica per i canti funebri e la lirica amorosa. L’andamento ricorda quello di una marcia mortuaria e la mancanza di rime aiuta a rendere ancora più vivido il senso di cupezza.