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Microplastiche nelle acque, un nuovo tool per misurare l’inquinamento

Microplastiche nelle acque, un nuovo tool per misurare l’inquinamento

Un nuovo tool è pronto a misurare quanto velocemente le microplastiche affondano e quindi quanto impiegano a contaminare le acque.

Le microplastiche sono dappertutto, soprattutto nelle acque. Fiumi, laghi, mari e oceani stanno diventando depositi di queste particelle e gli scienziati mirano a limitare i danni. Uno studio pubblicato in Microplastics insiste ora sul fatto che la chiave per farlo risiede nel comprendere i movimenti dei frammenti. I ricercatori hanno dunque sviluppato un tool quasi interamente automatizzato per capire a che velocità le molecole affondano e, quindi, come si spostano.

Microplastiche nelle acque, un nuovo tool per misurare l’inquinamento
@envatoelements

Microplastiche: capire dove si trovano 

Le microplastiche sono particelle di diametro inferiore a 5 millimetri che si sono dimostrate in grado di diffondersi nell’ambiente molto rapidamente. Tracce degli inquinanti sono state infatti trovate anche in luoghi non toccati dall’attività umana come l’Antartide o i fondali marini più profondi. Le acque rappresentano uno dei canali di movimento favoriti delle particelle. 

I ricercatori della Clarkson University si sono quindi chiesti se sia possibile prevedere gli spostamenti delle molecole attraverso questo substrato. Hanno quindi sviluppato un tool open source in cui grazie all’utilizzo di telecamere e modelli di intelligenza artificiale viene analizzato il comportamento delle particelle. Ciò dovrebbe rendere possibile calcolare con una certa precisione dove gli inquinanti si accumulano e con quali tempistiche.

Depurare l’acqua dalle microplastiche: un primo passo 

La nuova ricerca fa segnare un passo avanti importante nella lotta alle microplastiche. Per la prima volta gli scienziati hanno provato a fornire un metodo standardizzato per calcolare la velocità di affondamento delle singole particelle e hanno ottenuto un modello in cui il margine di errore è minimo. A diminuire in modo consistente è anche lo sforzo umano richiesto, dato che grazie all’intelligenza artificiale e alle immagini ad alta risoluzione, l’operazione avviene in modo quasi del tutto automatizzato

Poter fare previsioni attendibili su dove le particelle andranno a sedimentarsi, tenendo conto di parametri come densità, forma e dimensione delle microplastiche, nonché delle caratteristiche del substrato, dovrebbe permettere agli scienziati di identificare gli hotspot su cui concentrarsi e di pianificare interventi mirati.

Microplastiche nelle acque: cosa succederà 

La preoccupazione degli scienziati è che l’inquinamento da microplastiche nelle acque non possa che peggiorare nei prossimi anni. Secondo alcune teorie, senza un cambio di rotta, entro il 2050 la massa di tali inquinanti supererà quella dei pesci presenti nei vari ecosistemi. Si tratta per altro di materiali estremamente resistenti, che riescono a percorrere lunghe distanze rimanendo intatte. 

Tali particelle sono già entrate nella catena alimentare. Tracce di esse sono dunque state individuate tanto in stomaco e intestino dei pesci, quanto nell’apparato digerente umano, oltre che in sangue, urina, polmoni, placenta e persino cervello. Ora la priorità per i ricercatori è permettere alle innovazioni di varcare i confini del laboratorio e trasformare, quindi, il tool in una risorsa sul campo.

Per risolvere la questione delle microplastiche nelle acque risulta necessario aggredire il problema alla radice ma ogni risorsa aggiuntiva si rivela importante. Siamo infatti di fronte a una sfida globale. Alcune particelle finiscono direttamente in natura quando vengono generate da determinate attività industriali, mentre altre, definite microplastiche secondarie, nascono dal degrado di oggetti più grandi. In ogni caso il denominatore comune rimane l’uomo.


Alice Facchini
Alice Facchini
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Laureata in Filosofia, credo fermamente che ogni sfaccettatura del sapere umano meriti di essere inseguita. Amo la lettura, gli animali e la natura e penso che solo continuando a farsi domande sia possibile mantenere uno sguardo vigile sul mondo.
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Laureata in Filosofia, credo fermamente che ogni sfaccettatura del sapere umano meriti di essere inseguita. Amo la lettura, gli animali e la natura e penso che solo continuando a farsi domande sia possibile mantenere uno sguardo vigile sul mondo.
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