Ecco alcuni stralci.
«Dopo i primi dieci minuti che ancora in piedi tutti manducavano le tartine di rigore senza fiatare come una muta di amebe dandomi strette di mano sempre più svagate e unte tanto ghiotti erano quei triangoli di pane bianco con lardo pestato e carciofini sott'olio, alici marinate e prezzemolo, bagòss e bottarga e con ogni genere di salumi nostrani...» (p.15, cit.)
«...mi riempio di nuovo il bicchiere, che mi dà ogni volta un senso di ferita in agguato al labbro, di sangria bianca - eccellente, inebriante mistura di spezie, agrumi, ciliegie snocciolate, fresche dal Cile, granita di Veuve Clicquot e spritz del vecchio, caro alkermes, perché i ricchi, se si impegnano, quanto a ospitalità e qualità dei cibi e vini non sono da meno dei poveri, anzi, sono meglio…» (p. 20 cit.)
«...oltre allo stracotto d'asino, seppie coi piselli, baccalà mantecato, roast beef alla fiamma e un intero salmone al sale accompagnato da una scatolina di 28 grammi ciascuno di caviale Beluga servito con topinambur lessato e nulla più qualora a uno fosse venuto uno svenimento da fame arretrata, cui, ben dopo il risotto ai funghi ‘con lo zafferano dei miei crochi pistillo per pistillo raccolto da me’ seguì, l’avrei giurato, ‘una manciatina di tagliolini al tartufo d'Alba» (p. 35, cit.)
A cui si aggiunge
«quella Corna Blacca di bossolà con crema chantilly e zabaglione guarnito di palline di mango e papaya, appena apparso in tavola subito dopo una tradizionale sleppa a teschio di pane dei morti gonfia di mandorle e canditi come si conviene» (pp. 44-45, cit.)