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La pizza è cosa seria

La pizza è cosa seria

Per molti di voi pensare ad una pizza surgelata al posto di una cotta tradizionalmente può essere un'eresia, eppure a volte gli ingredienti possono essere addirittura migliori di quelli freschi.

Quando si parla di pizza noi italiani tendiamo ad essere molto fiscali, soprattutto se si cerca di individuarne pregi e difetti, o ancora peggio se si tratta di scegliere la migliore o la peggiore. Se poi nel calderone ci mettiamo anche la pizza surgelata, la polemica è garantita. Come si fa quindi a orientarsi in questo intricato e gustoso mondo?

Non tutta la pizza è uguale

Sorprenderà sapere che in Italia il 12% (dati inizio 2014) del mercato dei surgelati è rappresentato dalla pizza, che si è ritagliata indubbiamente una buona fetta di consumatori, attirati probabilmente da un prezzo competitivo, una facilità di preparazione assolutamente invidiabile e una tracciabilità e sicurezza che tendenzialmente solo le grandi aziende possono dare. Eppure con differenze di prezzo spesso molto contenute si possono prendere pizze dalla qualità molto diversa, quindi a quali accorgimenti è meglio prendere?

Innanzitutto è bene sapere che non tutte le pizze vengono prodotte in Italia, ma allo stesso tempo la legislazione a riguardo risulta lacunosa, non prevedendo l’obbligo della specifica del paese di produzione. Per risolvere il problema bisogna guardare attentamente il retro della scatola, contando sul fatto che nel caso di una produzione nostrana sia specificata la provenienza. Immediatamente dopo arrivano le considerazioni sugli ingredienti: la pizza è un alimento semplice, che non richiede molto oltre ad acqua, farina, pomodoro, sale, olio e lievito. Per quest’ultimo è meglio optare per quei prodotti che ne contengono meno dell’1%, magari controllando che sulla confezione sia specificato un lungo periodo di lievitazione, tra le cinque e le ventiquattro ore.

Occhio agli ingredienti

Una certa attenzione va posta anche agli ingredienti, la cui provenienza può non essere specificata ma vale sempre la pena controllare. Quelle marche che tendono a specificare dove acquistano i loro ingredienti lo fanno perché garanzia di una certa qualità, quindi ancora una volta occhio attento e pronti a setacciare le scatole. Un classico esempio è l’olio, meglio ovviamente se di oliva e possibilmente vergine, peggio se di palma, anche se ultimamente quest’ultimo sta sparendo dalla maggior parte dei prodotti. Un altro elemento da tenere in considerazione è lo spessore dell’impasto: se infatti è facile andando in pizzeria trovare la pasta stesa in maniera sottile, per i prodotti industriali è più difficile ottenere un effetto del genere, poiché i rulli utilizzati per appiattirla hanno un’efficacia limitata.

In generale comunque è bene tenere a mente che un prodotto surgelato, per quanto distante dalla qualità che si potrebbe trovare in una buona pizzeria, può non essere così malvagio, anche tenendo conto degli indubbi vantaggi che porta con sé. Due in primis non possono stare lontani dalla mente di uno studente fuori sede/giovane spiantato qualunque: il costo, che spesso coincide con meno della metà di quello che si spenderebbe in pizzeria, e il tempo di preparazione, perché comprando i singoli ingredienti, aggiungendoci una buona dose di olio di gomito e un pizzico di savoir faire, si potrebbe ottenere dell’ottima pizza fatta in casa. Ma chi ci riesce dopo una giornata passata a lavoro o sui libri?


REDAZIONE
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Raccontare e spiegare cibo, sostenibilità, natura e salute. Un obiettivo più facile a dirsi che a farsi, ma nella redazione di inNaturale non sono queste le sfide che scoraggiano. Siamo un gruppo di giovani affiatati in cerca del servizio perfetto, pronti a raccontarvi le ultime novità e le storie più particolari.

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